Da Lisbona a… ?

La lunga marcia comincia alle 8, quando apro gli occhi in preda alle controindicazioni di uno dei medicinali che sto prendendo per il Fuoco di Sant’Antonio: giramenti di testa, emicrania e sonnolenza. Non manca nulla, direi.

Dopo gli obblighi di rito di colazione, doccia e internet, inizia la seconda parte dell’avventura “come arrivare in Brasile nel modo più lento possibile”.

Come una scolaresca in gita, saliamo tutti sul pullman dei “70 della TAP”.

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Due file avanti a me c’è il bimbo che piange ininterrottamente da ieri: due polmoni di gran pregio e corde vocali d’acciaio, non c’è che dire!
Prego che non vada a Recife.

Lungo la strada passiamo a fianco di un gigantesco cartello che a caratteri cubitali urla che il Portogallo deve uscire immediatamente dall’euro.
Come firma, in basso, una grande falce e martello.
É un fatto che ormai i movimenti che invocano l’uscita dall’euro formano un ponte, dall’estrema sinistra all’estrema destra, avendo come piloni altri schieramenti nel mezzo. Un modo facile per guadagnare consensi in questo periodo di crisi.

Una volta in aeroporto mi smarco dal gruppo e mi precipito ai check-in. Il racconto sentito ieri, di quelli sbattuti su un volo per Natal perché quello per Recife era pieno, mi ha terrorizzato non poco!

Non c’è nessuno in fila, mi butto nello sportello più vicino.
La signorina mi accoglie con un sorriso.

Le spiego che sono dei “70 della TAP”, che ieri avrei dovuto prendere l’aereo per Recife ma per il maltempo abbiamo tardato 4 ore perdendo il volo e tutto il resto dell’odissea.

“……. E quindi?”, mi chiede piegando leggermente la testa da un lato, con un sorriso dolcissimo che mi spiazza forse più dell’inattesa risposta.

Non dico che mi aspettavo i cartelloni di benvenuto, ma almeno che venissero informate le hostess ai check-in, sì.

Le ri-racconto l’epopea dei “70 della TAP”, aggiungendo il dettaglio finale che “ieri ci hanno detto che ci avrebbero messo tutti sui voli di oggi, garantito dalla TAP!”

Le si spegne il sorriso.

“Aaaahh!”, risponde, col tono a dire “potevi dirlo subito no?!”

Diciamo che lo davo per sottinteso…

Una veloce telefonata, qualche smanettata sulla tastiera e le torna il sorriso.
Di riflesso, questo spunta nuovamente anche sul mio viso.

“Gate 44, imbarco alle 15:20, buon viaggio!”, esclama chiudendo la pratica col solito sorriso e porgendomi la carta d’imbarco.

Al controllo di sicurezza vengo preso per un attimo di nuovo dal timore per il casco che porto come bagaglio a mano. 
Da quanto mi aveva detto ieri la ragazza al check-in di Fiumicino, potrebbero vederlo come un’arma contundente!

Mi ci vedo a dirottare un aereo a colpi di casco… al massimo può essere utile in qualche civile e pacata discussione ad un incrocio romano, ma come arma da attentato la vedo improbabile.
Per fortuna anche la polizia é della stessa opinione e mi lasciano passare senza problemi.

Il tempo, quello che ci governa, vola rapido mentre l’altro tempo, quello che ci sovrasta, continua ad essere pessimo.

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Prima di salire a bordo mi sparo un pastel de nata. Sarà tanto che non lo mangio, ma mi sembra ottimo, pur essendo “cibo da aeroporti”, notoriamente pessimo.

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Finalmente ci imbarcano, regalandoci un altro giro di pullman sotto la pioggia.

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Ed ecco che si materializza l’aereo… ormai iniziavo a mitizzarlo, irreale come l’unicorno e la Salerno – Reggio.

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Sono seduto a fianco di una signora anziana che non mi degna di uno sguardo. Forse il mio appariscente abbigliamento da motociclista la intimorisce!

Per non rovinare la tradizione, partiamo con un’ora di ritardo. Pare che ci siano dei passeggeri appena arrivati al check-in.

Altre vittime della TAP, in arrivo da qualche città europea?

L’aereo é infestato di neonati urlanti.
Ad un certo punto iniziano a piangere in coro da più punti dell’aereo. Un concerto assordante a (almeno) cinque voci.
La polifonia che arriva da più direzioni per un attimo mi ricorda le voci dei muezzin che volano e rimbalzano sui tetti delle case e delle moschee nelle polverose cittadine mediorientali.
Peccato che queste siano decisamente meno evocative.

Per proteggere i timpani e la psiche accendo lo schermo di fronte a me.

Scarto cinema e giochi, vado alla musica. Scorro tra jazz, pop e rock trovando pochi spunti appena interessanti.
Evito classica, brasiliana e portoghese e mi rifugio nell’ultima voce: Nostalgia.

Mi aspetto roba tipo Ricchi e Poveri, Albano e Romina, Amedeo Minghi. 
Mi cade invece la mandibola dallo stupore nel vedere album incredibili che vanno dai Velvet Underground a Peter Gabriel, proseguendo con Kate Bush, Björk, Brian Eno, Paul Simon, Joan Baez, Fleetwood Mac, Supertramp, Madness e molti altri, con finale col botto: i Led Zeppelin!

Decido di sfuggire alle grida disperate degli infanti con le sferzata di energia di Robert Plant.

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Tempo di cena… é lontano il tempo della lussuosa cena della Business Class dello scorso anno, però non é male. Sorrido per i portoghesi che mettono il bacalão anche nel menu carne!

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Mi faccio sedurre dalla pubblicità “WiFi on board”. Compro un pacchetto da 4 MB per 5 dollari, 4 euro.
Sono sufficienti, almeno sul BlackBerry, a leggere una ventina di email e messaggi chat ed inviare una decina di risposte e avanza ancora quasi 1 MB.  Bel servizio!

Il viaggio prosegue tranquillo anche se il mio stato d’animo ormai é “che altro succederà e quando??”

Finalmente atterriamo a Recife… un’ora l’abbiamo persa alla partenza e un’altra lungo la strada. Totale, due ore.

TAP Number One!

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Arrivo tra i primi al controllo passaporti. Il tipo scruta il passaporto, poi me, poi di nuovo il passaporto.
Scrive qualcosa sul computer, forse il mio nome.
Inizio a pensare che ecco, adesso vede che l’anno scorso sono entrato con una moto, poi sono uscito in aereo e adesso arrivo di nuovo in aereo ma vestito da moto.
“Prego, può andare, benvenuto!”, mi dice il doganiere, spezzando così velocemente la mia fantasia paranoica.

Incontro Vera che mi accompagna rapidamente da Kate… sono sempre più vicino alla Pollita!!

Sto per buttarmi in doccia prima di tuffarmi a letto, quando mi arriva un messaggio su WhatsApp :
” Hola como estas ?”

Guardo il nome, é Amalio, un signore che avevo conosciuto in Colombia l’anno scorso quando avevano chiuso la strada (l’unica) verso Cartagena per via delle manifestazioni dei minatori, il giorno che i militari uccisero sette persone. Decine di persone ferme, in attesa che i militari facessero la loro carneficina, avevamo iniziato a parlare, scambiandoci I numeri.
Da allora non l’avevo più sentito e adesso, dopo un’ora che ho rimesso piede sul suolo sud americano, mi scrive chiedendomi come sto…

Incredibile, sono senza parole.

Verrà con la famiglia a Roma proprio quando anch’io tornerò in Italia, a metà dicembre!

Bienvenido in Sud America!

E domani, primo pensiero, rimettere a posto la Pollita! Che dopo un anno immobile ha bisogno di un po’ di cure…

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2 pensieri su “Da Lisbona a… ?

  1. “Mi ci vedo a dirottare un aereo a colpi di casco…” Sto ridendo rischiando di svegliare mio marito (sono le 3.37) :))

    Bella la categoria “Nostalgia” sull’aereo!!!!!!!

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