Riparando la Pollita

Apro gli occhi con un sobbalzo, che ore saranno?

La luce é già abbastanza forte, guardo l’orologio: le 4:48. Possibile?!

Controllo ed é proprio così. Per il mio corpo, però, sono le 8:48, tempo di alzarsi!

Rimango sveglio fino alle 7, poi crollo e mi risveglio un paio d’ore dopo.

Kate é già tornata dalla fisioterapia, parliamo della moto, di cosa faremo oggi per rimetterla in funzione: “Sandro, il portiere, ha chiamato un suo amico che per 50 reais può portare la moto da un meccanico suo amico, per farti un buon prezzo. 
Poi andiamo a riprenderla nel pomeriggio quando è pronta”.

“Ok, perfetto!”, esclamo emozionato per tanta organizzazione.

“Comunque  quando arriverai alla frontiera del Brasile, ti sequestranno la moto”, prosegue Kate con grande naturalezza, come se stesse dicendo che oggi farà caldo.

“Perché??”, chiedo incuriosito.

“Perché é nel paese da più di 6 mesi e la polizia é molto attenta su queste cose…”

Ok, penso… potrebbe anche farmi un favore, così mi tolgo il pensiero di cosa farne!

Comunque, manca un sacco di tempo e di strada, ne avrò di tempo per pensarci.

Arriva un signore anziano su un pickup, ci mettiamo in quattro (i due portieri del palazzo dove vive Kate, il guidatore anziano ed io) a cercare di caricare la moto nel cassone posteriore.
Dopo un tentativo a vuoto e una lastra di metallo piegata, facciamo a mano.

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Arriviamo dal meccanico e ripetiamo la scenetta dei traslocatori che scaricano la moto. Solo che stavolta il portiere Sandro scivola sul cassone e si asporta parte dello stinco, una brutta ferita.

Dopo essere tornati a casa, aver mangiato più tardi in un ristorante giapponese dentro un grande magazzino e riposato una mezz’ora, Kate riceve una telefonata. La moto é pronta!!

Sono emozionato, ancora non mi rendo conto che sono di nuovo in Brasile e sto per ripartire con la Pollita per una breve prosecuzione del mitico viaggio dell’anno scorso.
Speriamo che il meccanico abbia fatto un buon lavoro!!

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Torniamo a casa e, visto che ho comprato una scheda telefonica brasiliana, chiamo un amico di Caterina che vive a Olinda. Il nome é tutto un programma, Tony Boy!

Stasera si conclude la festa dell’orgoglio negro, come sottolinea il cartello principale.

Peccato che Kate non voglia uscire. Ok, nessun problema, vado da solo, con la moto!

Nel giro di un quarto d’ora, mi ritrovo a guidare nel caldo della notte brasiliana.

L’arrivo a Olinda é facile e una volta lì, parcheggio la moto non appena noto un gruppo di musicisti e danzatori che sfilano in una piccola strada acciottolata.

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Chiamo Tony Boy, dopo pochi minuti ci incontriamo. Peccato che lui non parli nessun’altra lingua che non sia il portoghese ed io non capisco nulla di portoghese. 
Interpreto circa il 15/20% di quello che mi dice, che tristezza non riuscire a comunicare!

Ascolto un paio di pezzi di un gruppo di suonatori abbastanza anziani, ma ancora con un ritmo molto serrato, poi iniziano a parlare di cultura e orgoglio nero, iniziando a distribuire premi e riconoscimenti a persone che invitano sul palco.

Resto in tutto un paio d’ore, poi mi arrendo alla stanchezza e torno a Recife, soddisfatto comunque di aver ascoltato un po’ di musica!

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Tony Boy mi scorta fino alla moto. É un personaggio famoso a Olinda, lo salutano praticamente tutti!
Si lancia in un lungo monologo sull’Europa, la Finlandia e altri Paesi del nord, ma non riesco a capire nemmeno se ci é già stato o se sta progettando di andarci.

Tornando a casa, mi fermo su un ponte ad ammirare le luci di Recife che si riflettono sulle acque di uno dei fiumi che attraversano la città.

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Trovo Kate ancora in piedi a guardare la televisione, comunque ripensando alla serata e alla musica, meglio che non sia venuta, non credo le sarebbe piaciuto, dal poco che ho capito di lei.

Giusto in chiusura di serata, mi decido che domani vado verso sud, parto!

Inizia l’avventura!! 🙂

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