Dormire nei piccoli paesi é un vantaggio, ancor più quando l’albergo é a due passi dal museo dove si vuole andare.
Faccio colazione, attraverso la strada ed entro nel museo di Bogazkale, che raccoglie alcuni dei tesori ritrovati ad Hattusa.
Si va dagli originali delle sfingi, a una serie di vasi e terrecotte, qualche monile ed altri reperti di epoca ittita. Spesso si resta stupefatti pensando che queste creazioni davano tra il 1500 e il 3000 e ancora prima, tutto Avanti Cristo!
(anche questa, come tre creazioni viste nei giorni scorsi, mi ricorda tremendamente gli Incas!)
Faccio in fretta a visitare il museo, é molto piccolo.
Torno all’albergo, riprendo la moto é mi avvio verso Yazilikaya dove dovrebbe esserci un altro sito ittita, anche se non so in che forma: museo, rovine o altro.
Scopro che é… altro! Sono due templi a cielo aperto, dove le pareti in realtà sono le rocce naturali a cui l’unica lavorazione fatta é stata l’incisione di basso e alti rilievi.
Proprio ieri visitando Hattusa mi ero commosso vedendo come gli ittiti si erano integrati con la natura e qui vedo la massima espressione di questa filosofia: un tempio ricavato nella natura, entrando in essa è partecipando ad essa.
Meraviglioso.
Uscendo, mentre mi vesto per andare finalmente ad Ankara, vengo avvicinato da due venditori di sculture come quelle che ho comprato ieri da Attila.
Mi dice che Attila in realtà si chiama Mustafà e che lui ha cose diverse.
É vero e dopo una lunga trattativa prendo due tavolette di roccia incisa con figure ittite.
Penso di aver davvero finito, ho già quasi indosso il casco che ne arriva un altro, sempre armato di coltellino per farmi vedere come lavora.
Cerco di respingerlo, ma alla fine il mio cuore buono mi fa cedere, compro un pezzo anche da lui. Ne farò qualche regalo!
Soprattutto mi convince il discorso che mi da riguardo Mustafà e suo figlio, che sono dei ladri perché vendono abusivamente, mentre loro pagano la licenza di vendita allo Stato.
Parto.
Il paesaggio diventa definitivamente più brullo e arido e la temperatura si alza drasticamente.
La strada diventa più noiosa e brutta, tra paesoni anonimi e fabbricati industriali.
Passo a fianco di alcuni campi coltivati ad angurie. Fa caldo, sono disidratato e mi servono vitamine per via dell’antibiotico che ancora non ho terminato. Mi fermo!
Tre ragazzini sorvegliato una piccola montagna di angurie. Gliene chiedo una buona, ma purtroppo é mezza acerba. Ne mangio solo il cuore mentre chiacchiero con loro. Hanno 13 e 11 anni, vanno a scuola. Di più non riusciamo a dirci, ma ci facciamo grandi sorrisi mentre gli dico che per l’anguria la prossima volta dovranno impegnarsi di più.
Non sono soddisfatto, per cui dopo qualche km mi fermo di nuovo. Stavolta il melone é dolcissimo!
Anche con questo tipo, tanti sorrisi, nomi di calciatori e poco più.
A volte le montagne regalano colori incredibili.
I venditori di cocomeri e meloni proseguono ancora per molti km.
Così come continuo a incontrare misteriosi agglomerati costruiti in mezzo al nulla. Chissà chi ci andrà ad abitare e perché!
Sono a un centinaio di km da Ankara quando a un centinaio di metri avanti a me, vedo una nuvola di polvere.
Penso a qualcuno che sta dando fuoco a delle sterpaglie, invece é una macchina che si é appena rovesciata nella scarpata a fianco della strada. Le auto che seguivano subito dietro si sono fermate a prestare soccorso.
Qualche giorno fa avevo visto un incidente identico, più altri incidenti.
E anche a me, mentre andavo ad Amasya é successa una cosa sconcertante: solita strada a quattro corsie, curvone a destra, supero un tir, mi ritrovo contromano un’automobile.
La schivo avendo la prontezza di infilarmi tra auto e camion, ma mi spavento molto.
Sono troppo distratti e incoscienti i turchi alla guida, fanno manovre inconcepibili e criminali.
Oggi per esempio, entrando ad Ankara ero su una strada a sei corsie, tre per lato. Un’auto ha iniziato a fare retromarcia nella corsia di sorpasso più a sinistra, perché aveva perso un’uscita! Folle!!
Entro ad Ankara ed ammiro qualche nuova architettura… tra basse villette ecco un bel palazzo moderno!
Trovo l’albergo e mi rilasso per il resto del pomeriggio.
Domani museo delle civiltà anatoliche e poi via, fino a Iznik!
Hattusa valeva la pena…è bello vedere come molte culture lontane geograficamente abbiano qualcosa in comune..come INCAS e ITTITI. orrore questa storia degli incidenti…per favore..
Eh dillo ai turchi per favore 😉
Non ci sono aggiornamenti? 😦
Arrivano arrivano… 😉