Il ritorno infinito

Gli ultimi due traghetti, quello a gennaio dalla Tunisia a Civitavecchia e questo di oggi da Durazzo a Bari, sono stati un completo disastro.
Ritardi epocali, disorganizzazione totale, sovraffollamento incredibile e problemi nel mio equipaggiamento li hanno trasformati in esperienze da dimenticare il prima possibile. 

Come mi aspettavo, dormire direttamente sulla moquette per colpa del materassino bucato é molto difficile, ma il disturbo maggiore é un neonato a un paio di metri da me che piange, strepita e geme senza sosta per tutta la notte. 
Mi accorgo che, dopo essermi addormentato, sono stato circondato da altre persone senza posto salite a bordo nel cuore della notte, molte delle quali con altri bambini piccoli che, nemmeno a dirlo, piangono e urlano in continuazione. 

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Ritardo stimato, 5 ore. Significa che, invece che alle 23, alla fine siamo partiti alle 5, oppure siamo partiti alle 4 e, come mi insegnava ieri il tipo alla reception, abbiamo perso un’ulteriore ora lungo il tragitto. Pazzesco, non ho parole… solo parolacce!!

Verso metà mattinata emergo sul ponte esterno per prendere un po’ d’aria.
Mi metto a chiacchierare con un ragazzo kosovaro. 
Ha lavorato per otto anni a Venezia, adesso da due anni é a Basilea:
“In Italia non é più com’era fino a 5/6 anni fa…”

Non so come, il discorso finisce dai temi di lavoro e crisi, a quelli sentimentali. É sempre divertente vedere come sia facile aprirsi con un perfetto sconosciuto, che sai che non vedrai mai più. 
Dopo un po’ di confidenze, confessa che se n’è andato da Venezia perché dopo 8 anni si era lasciato con la ragazza italiana e non riusciva più a restare in quella città. 
Adesso é felice, ha trovato una ragazza nel suo paese, in Kosovo, e presto la porterà con lui in Svizzera. 

La nave va lentissima, non arriva mai, in più quando arriva davanti al porto di Bari, inizia a girare in tondo. Forse dentro non c’è posto é dobbiamo aspettare. 

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Finalmente entriamo nel porto con una manovra in retromarcia che dura un’eternità. 

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Intravedo in lontananza Bari Vecchia, per sentito dire so che è bellissima, ma purtroppo anche stavolta non riuscirò a vederla, il mio unico pensiero é scendere dalla nave e tornare a Roma il prima possibile, sono distrutto.

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Il ritardo netto, alla fine, è di sei ore, allucinante. 

Saluto il gruppo di Dino e mi precipito sull’autostrada. 

Rivedo paesaggi familiari, come il Sannio ma ormai il pensiero é fisso a Roma, non vedo l’ora di arrivare a casa!

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Dopo centinaia di chilometri di sole, caldo e cielo blu, vedo Roma coperta da una spessa e fredda coltre di nubi. 

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Alla fine, dopo ore di viaggio e traffico intenso, arrivo a casa…

Purtroppo anche per quest’anno il viaggio é finito, ma con la stanchezza che ho addosso, non ci penso più di tanto, ho solo voglia di buttarmi a letto!!

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E ora… non mi resta che aspettare il prossimo viaggio, Insciallah! 🙂

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4 pensieri su “Il ritorno infinito

      • Monello! Non ci tieni aggiornati. Anche se immagginavo che saresti dovuto rientrare al lavoro lunedì e non a metà settimana…:)
        Cmq bentornato!!!

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