Ritenta e sarai più fortunato!

Mi sveglio congelato, ho tenuto pochi secondi in mano il telefono fuori dalle coperte e s’è intirizzita in un secondo! Meno male che sono più al nord e sul mare!

Faccio colazione su un tavolino a fianco di quello della recepcion, come dire, tutto in casa.
Una coppia di ragazzi é già seduta, mi siedo accanto a lui. Attacco bottone: lei lavora per l’università di Santiago e sta facendo una ricerca sui problemi respiratori e polmonari provocati dalle miniere. Lui la accompagna.

Gli racconto del mio viaggio, a dire il vero dico che arrivo solo in Colombia, anche a me suona strano tutto il giro che vorrei fare e poi non saprei spiegarlo bene.
Ma anche così fa effetto … Lui tira un sospirone e dice alla ragazza, ma con un tono come a comunicare una decisione già presa:

“Un giorno devo farlo anch’io …”

Devo, non voglio. Giusto. Il dovere implica una necessità, la voglia é invece un desiderio a cui si può rinunciare. Perchè la rinuncia molto spesso é più semplice.

Parto con la solita ora di ritardo rispetto alle buone intenzioni di ieri sera.

Destinazione, San Pedro de Atacama!

Ma invece di buttarmi subito sulla Panamericana (che nome evocativo … Solo a pronunciarla fa immaginare spazi infiniti e luoghi mitici) che punta all’interno, voglio prima vedere l’oceano, che ieri nell’oscurità ho solo immaginato e respirato.

Le onde sono alte, potenti, minacciose. Nonostante la spiaggia sia molto lunga, quando arrivano nella sequenza giusta, si infrangono proprio sotto la strada.

Guardo dietro di me il paesino. Balza di colpo alle prime posizioni dei posti più brutti che abbia mai visto. Forse é medaglia d’argento, dietro solo a Dnepropetrovsk in Ucraina.

É sovrastata da impianti industriali, coperta di polvere, semi-distrutta di lavori in corso, altri mai finiti e altri che avrebbero un urgente bisogno di cominciare.

Parto e alle spalle del paesino compare una duna altissima di sabbia. Il deserto!

Ormai la vegetazione é scomparsa da molti chilometri, ma qui si percepisce l’impossibilità della vita. Il pianoro coperto di pietre laviche, le colline prive di qualsiasi appiglio. Alcune ricordano il dorso di un elefante, ma forse é come con le nuvole: ognuno ci vede quello che vuole.

Il tempo cambia velocemente: la polvere e la fuliggine di Chañaral, unite all’acqua dell’oceano nebulizzata, spariscono in pochi km lasciando il posto al sole che brilla in un cielo limpido a perdita d’occhio.

Iniziano lunghe salite purtroppo non seguite da altrettante discese. Saliamo di quota e la motita-pollita perde potenza.

Dopo una di queste salite, appare sul fondo una vallata con un coperchio di nebbia. Sembrava lontana, ma mi rendo conto che ci sto finendo dentro.

Pluf!

Dal sole e dal caldo, nel giro di pochi metri finisco nel gelido umidore grigio di una fitta nebbia.

Man mano che le ore passano, il meteo si stabilizza sul sole, sempre più caldo.

Entro nella regione di Antofagasta, magica e sorprendente. Vedremo.

La Panamericana sparisce, il traffico viene deviato su una lunga pista di terra battuta sulla quale inizio a provare le doti fuoristradistiche di Nelinkas. Se la cava bene, se non fosse che ho paura che il peso dei bagagli sfondi il portapacchi.

Entro in riserva nel pieno del deserto verso Antofagasta. Di nuovo molto prima di quello che pensavo.

Maledico la mia pigrizia per non aver fatto il pieno a Chañaral. In pratica ho perso 90 km di autonomia, avendo fatto il pieno a Caldera. Ma stamattina non mi andava. Così son fatto. Però ora mi maledico.

Passo il tempo a fare i conti dei km che posso fare con riserva e tanica, almeno quella é piena.
Ma i continui ragionamenti e il panico di restare a piedi mettono in dubbio tutto.
Ad un certo punto mi viene il serio dubbio che la tanica che mi ha regalato Nicola sia da 5 litri. Se così fosse sarei fottuto, non arriverei mai ad Antofagasta. Se invece fosse da 10 litri sarei tranquillo. Però mi sembra da 5, faccio continui confronti mentali con le taniche che ho a casa. A Roma.
Basterebbe fermarsi e controllare, ma non mi va, tanto prima o poi anche la riserva finirà e saprò tutto.

Dopo 50 km percorsi con la riserva, ormai agli sgoccioli, tra i continui ragionamenti e ipotesi vedo degli operai lungo la strada. Mi fermo e gli chiedo se sanno dove posso trovare della benzina.

“Sta qui, ad Aguas Verdes!”, esclama come a dire, ma come non lo sai?!

“Ah! E quanti km?”

“Due, tre …”

I km sono 8, ma ci arrivo comunque con la riserva.

Il vento é potente e unito all’altitudine, fanno sì che la moto-tablet arranchi e caracolli anche nelle rare discese. Non supero i 50, ma spesso faccio i 40.

Così é frustrante, ma ad un certo punto smetto di preoccuparmi per la velocità. É come quando guido in situazioni pericolose ad esempio con la neve o il fango o su altri fondi difficili. Ad un certo punto non reggo più la tensione e la caduta diventa un evento qualsiasi, non me ne importa più nulla, accada quel che accada.
Ora é lo stesso con la velocità. Da che cercavo in tutti i modi di guadagnare o non perdere un singolo km/h, me ne frego, arrivo quando arrivo.

L’obiettivo di San Pedro é sfumato. Poi ho puntato a Calama. Proseguendo a 40 all’ora, anche Antofagasta sembra un miraggio.

Certo che 40 é proprio poco … All’improvviso si materializzano due motociclisti, mi superano a tutta velocità strombazzando e salutando. E la motita-pollita arranca e balbetta.

Però riesco a guardarmi meglio intorno. Il Cile é disseminato di altarini con doni e oggetti i più disparati possibili: fiori, bandiere, cappelli, incensi, immagini. Nei prossimi giorni voglio guardarli più attentamente.

Alcuni altarini sono vere e proprie cappelle in miniatura. Poi appare una cappella vera, una chiesa del deserto. Il tetto é di lamiera, la struttura in muratura. Il vento la sconquassa e la fa ululare, ma questa resiste e offre un’oasi di pace pur essendo completamente aperta. Si riesce anche a sentire il profumo di alcuni incensi accesi non molto tempo fa.

La strada prosegue, lunga e lenta. Le montagne si susseguono le une alle altre, poi arrivo alla Mano nel Desierto.

Sembra incredibile e fatto apposta: proprio alle spalle del monumento, c’è un camion parcheggiato. Riesco comunque a fare le foto senza farlo vedere, ma insomma …

Riparto e il successivo evento sono i 2000 km di Nelinkas. Auguri!!
“Te ne aspettano altri 18mila …”, penso tra me e me.

Arrivo nella periferia di Antofagasta, orribile di impianti industriali a ripetizione. Anche se la giornata sta per finire, non ci penso un attimo e punto su Calama.

Di nuovo lavori in corso, il tramonto mi coglie che non manca molta strada.

Alla fine guido solo un’ora e mezzo al buio. Stavolta mi fermo e ammiro, nell’oscurità più totale che solo il deserto può offrire, il cielo nitido e meravigliosamente stellato. La Via Lattea é una pennellata bianca che percorre il cielo da parte a parte.

Riparto e finalmente arrivo a Calama. Cerco il concessionario Honda: ad Antofagasta s’è rotto il cavo del tachimetro. Motivo in più per fuggire da quel posto!

Dopo qualche giro mi fermo all’hotel Mirador. É caro ma non ho più voglia di girare.

Doccia calda meravigliosa ed esco per la cena. Alla recepcion mi aggancia un signore sui 50 e mi chiede della moto.

Iniziamo a parlare di moto e viaggi, ad un certo punto mi dice:

“Io avevo una Yamaha Tenerè 660, poi l’ho venduta”

“Ma dai, non ci credo, io ho la stessa moto! Di che anno era la tua??”

“2010”

“La mia 2009! Troppo bella, era perfetta per questo viaggio … ” Esclamo con un sospiro.

Insomma, due volte in pochi giorni che salta fuori la mia amata Tenerè … Se é un segno, spero solo che sia la sua benedizione per il viaggio.

Il tipo mi dà un mare di informazioni, lavora come guida turistica.

Vado a cena, finalmente una cena vera! E dalle casse ad un certo punto sento la voce di Fiorella Mannoia, che emozione, mi piace troppo.

Vado a dormire sereno e beato.

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13 pensieri su “Ritenta e sarai più fortunato!

    • É vero …

      Stavo pensando “cavolo ancora sveglio” invece é “cavolo, già sveglio”! 😉

      Sono io che devo andare a dormire, é l’1 passata …

  1. Quel deserto lo avrai per tutta la costa, sino a Lima! So che è presto, e non so come ti sei organizzato (ahahahaha) il giro, ma la riserva di Paracas e le dune poco prima, ad Huacachina sono imperdibili come Cusco.. 😉

    • Organizzatissimo!! Non so nemmeno se mi fanno entrare né in Bolivia né in Perù 😉

      Mi hanno detto di Paracas, dovrò andarci … Se mi fanno entrare, appunto 😉

  2. Vedo dalle foto che non hai l’impostazione giusta. In sella…ci credo che non superi i 40km/h…..devi mettere il casco appoggiato al contachilometri….modello rettile!!!:-):-):-):-) dai su che stai andando alla grande. Ciao

    • Mi spalmo, mi spalmo, non temere 😉

      Metto i piedi sulle pedane del passeggero e mi appoggio in avanti, ma essendo la moto piccola, non é molto comodo

      Su Nelik invece mi ricordo che mi sdraiavo proprio sulla moto 😉

    • Considera che ho più di 40 kg di bagagli:
      – 10 kg la tanica
      – 15 kg le borse laterali
      – 15 il cilindro
      – qualche kg la borsa da serbatoio

      Poi le borse laterali sporgono, fanno resistenza

      Comunque i 100 anche così li tocca, il problema é in altitudine che perde la poca potenza che ha

      Confermo tutto l’articolo che hai mandato, anche se la posizione di guida non mi piace tanto, di fatto la guida in piedi é praticamente impossibile.

      Molto interessante invece il discorso del precarico al posteriore, nei prossimi giorni ci guardo 🙂

      Non sapevo fosse fatta “qui dietro”, in Brasile 😉

      • È fatta in Cina…cosi ha detto il concessionario e anche alcuni fogli che accompagnavano la moto erano in cinese.

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