Oggi la sento come giornata campale per il viaggio, sia per la moto, che sembra andare veramente male, sia per l’ingresso in Perù, con tutte le difficoltà per entrare di cui ho letto nei forum. Entrare con moto intestate ad altra persona, intendo.
Chiudo i bagagli, faccio colazione, pago e vado a prendere la moto. Non riesce nemmeno a fare la leggera salita per uscire dal cortile.
Butta male …
Carico la moto e parto.
Il traffico é intenso, impossibile prendere una qualsiasi rincorsa e comunque, anche quando ci riesco, la moto perde tutti i giri nel giro di 10 metri e mi muore tra le mani.
Scendo e spingo: il motore a malapena ce la fa a spingere solo la moto coi bagagli. Con me é impossibile.
Nuova salita, devo di nuovo scendere e spingere.
Nell’ennesima arrampicata, sto riuscendo a salire sui 10/15 km orari, quindi bene per i nuovi standard, quando in piena salita, sulla sinistra c’è il solito micro fermo per far salire delle persone, occupando la sua carreggiata.
Proprio mentre sto affiancando il micro, ne sbuca un altro da dietro per superarlo completamente contromano, chiudendo la mia carreggiata.
Devo fermarmi.
Lo copro di insulti urlati in romanesco stretto, sfogando tutta la rabbia e la frustrazione per questa situazione che si é creata non ho capito bene come. Il poveretto mi guarda con gli occhi sgranati così come i passanti.
Spingo e riparto.
Il tutto per tre, quattro, cinque volte, col cuore che batte all’impazzata sia per lo sforzo che per l’altitudine. E quando non spingo, sono sulla moto per metà fuori, a spingere con una gamba sola. Pazzesco.
All’ennesima salita con motore che si spegne, mi fermo sul bordo di una rotonda col cuore in gola, la gola secca e il fiato azzerato, con le auto e i micro che mi girano intorno.
Mi rendo conto solo dopo qualche secondo di essermi fermato accanto ad alcuni uomini: sono in quattro, più uno seduto per terra completamente ubriaco.
Gli altri stanno bevendo e mi si fanno subito intorno, incuriositi. Mi vedono in crisi e mi offrono del pisco, la grappa locale. Un bicchierino pieno, porto con un sorriso:
“Quieres?”, vuoi?
Col fiatone che ho, non riesco nemmeno a rispondere e rifiuto a gesti, poi lentamente mi riprendo.
“No grazie, come se avessi accettato!”, rispondo con un sorriso che temo sia più una smorfia, vista la fatica. Sono bagnato di sudore.
“Un po’ di acqua allora, ok?”
“No grazie, davvero, sono a posto!”
Ma non vogliono sentire ragioni, uno di loro va in una bottega e torna con un bicchiere di acqua.
Al che un altro esclama:
“Ma no, non questa, gli fa male!”, poi, rivolgendosi a me, “la vuoi dell’acqua confezionata?”
“Davvero, gentilissimi ma sto bene, devo solo riposarmi un attimo e riparto”
Come se non avessi detto nulla, un altro prende e va in un negozietto di fronte alla rotonda dove mi sono arenato.
Torna con due buste d’acqua, da mezzo litro ciascuna.
Ne ingollo una subito, senza nemmeno prendere fiato.
“Noi siamo indigeni! Li vedi i nostri tratti? Siamo bassi, non alti come te!”, mi dice uno con un sorriso.
Effettivamente i tratti indiani si vedono chiaramente.
“Tranne lui, che é l’unico di colore di tutta La Paz!”, esclama ridendo e indicando la persona che mi ha offerto l’acqua.
Mi sono ripreso, ma mi fermo a parlare con loro del viaggio che sto facendo, della mia età, della loro.
“Quanti anni hai?”
“Quaranta!”
“Ma dai, davvero?? Te ne davo 27, 30 al massimo”
Se, magari, penso tra me e me.
“Sei sposato?”
“Non ancora”
“Ah ecco perchè viaggi, perchè poi sai che la libertà finisce!” E scoppiano a ridere.
Finchè non arriva la domanda:
“Senti, ma perchè stai facendo questo viaggio, cosa stai cercando?”
Ci penso, perchè la domanda é diretta e col poco che conosco la lingua, non sono in grado di fare giri di parole.
“Conoscere persone come voi, capire la cultura dei posti. E poi i paesaggi naturalmente”
La risposta li soddisfa, forse sono io il meno soddisfatto di quello che ho detto. Ci sono tante sfumature, ma già questo mi sembra un giro di parole vuote.
Vanno a comprarmi altre due buste d’acqua. Da quando sono partito non ho mai avuto tanta scorta.
“E ricordati dei paseñi, che sono molto meglio degli alteñi!”, esclama uno per sottolineare come gli abitanti di La Paz, i paseñi, siano più generosi e ospitali di quelli di El Alto, gli alteñi.
É tempo di ripartire, ci scattiamo due foto di gruppo e incredibilmente dimentico di fargliene una a mia volta. Peccato.
Giro la rotonda per prendere la rincorsa, ma nulla da fare, anche col motore freddo e la rincorsa, dopo pochi metri la moto muore nuovamente.
Altra salita ripida, altra spinta a fianco della moto corricchiando per starle dietro sui 10 km / h. Mi fermo a riprendere fiato un paio di volte, poi finalmente la parte peggiore termina, ma sono ancora ben dentro il catino di montagne di La Paz.
Mentre proseguo la salita sui soliti 10/15 km / h, vedo delle ruote e mi fermo. Realizzo dopo che sono solo biciclette.
“C’è un meccanico por favor??”
“É più su, due curve e lo trovi sulla sinistra”
“Ok, grazie!”
E ripartiamo arrancando, la moto ed io.
L’officina é piccola e il meccanico é un giovane che smette di lavorare su una moto e ricomincia la solita girandola di chicler, i getti del carburatore. Scopro che quello che mi avevano messo ieri non era da 90, ma da 98. Più grande dell’originale che era da 95!
Sono stupefatto.
Il nuovo meccanico lavora sulla moto, la proviamo entrambi: migliora, ma ancora non ci siamo.
Toglie il filtro dell’aria.
“Ma non é pericoloso senza filtro??”
“No … E comunque voglio solo fare una prova”
Giusto, mi piace l’approccio.
Migliora decisamente, proseguiamo le prove per un paio d’ore almeno. Il banco di prova é la ripida salita che c’è proprio fuori dell’officina.
A volte migliora, a volte peggiora, é tutto un gioco di getto del carburatore, aria e non so che altre regolazioni sul carburatore di viti e molle.
Mi rilasso perchè non ha fretta, sembra interessato quanto me ad ottenere un motore che va bene e soprattutto perchè sembra che ora il motore vada un pochino meglio. Quanto meno sembra reagire alle regolazioni. Davvero pensavo di averlo danneggiato, ma il meccanico dice di no e i fatti sembrano dargli ragione.
Lo lascio lavorare finchè non é soddisfatto. Tenta, smonta e insiste.
Alla fine, dopo un paio d’ore di tentativi, raggiungiamo un equilibrio soddisfacente con getto da 90, filtro dell’aria rimesso e non so che alchimie di regolazioni sul carburatore e altre parti della moto. Quasi incredibile! Ma voglio vedere con tutti i bagagli come va, però é molto migliorata.
Alla faccia di Nosiglia! Dovrò scriverlo sul forum di Horizons Unlimited.
Alla fine sono le 13:30 quando riesco a ripartire.
Non credo ai miei occhi, Nelinkas si arrampica agevolmente sulle salite dove prima moriva; addirittura riesco a mettere la seconda!
In 10 minuti sono a El Alto. Il peggio é passato.
Oggi é giorno di festa anche per El Alto: vedo (e sento!) bande musicali che marciano e gente che balla, sia in costume che senza.
In uno dei rettilinei di El Alto, incrocio un altro moto-viaggiatore. Si chiama Federico, é argentino di origini italiane (come tutti gli argentini!), la nonna era di Santo Stefano Belbo. Viaggia con una Honda stradale 250. Forti ‘sti argentini, viaggiano un sacco e arrangiandosi.
Proseguo per Copacabana. All’orizzonte nubi scure, ma continuo per fortuna ad evitarle.
Le montagne sono, di nuovo, molto belle, coperte di un verde leggero e dalle forme più bizzarre.
Finalmente appare una propaggine del Titicaca, che emozione!
Inizio a costeggiarlo , finchè non arrivo al confine col Perù.
Supero una lunghissima fila di camion, arrivando alla sbarra chiusa con una poliziotta che scuote la testa e mi dice:
“Non é qui, é solo merci. Devi tornare indietro di qualche km e andare sulla sinistra”
Ok, e mettere un cartello, anche minuscolo??
Seguo le indicazioni e mi infilo in un paesino che ha inglobato la dogana. Chissà chi é nato prima.
Di nuovo cani che mi inseguono in due occasioni. Purtroppo però le strade sono sterrate, quindi devo impegnarmi sia a seminarli che a non cadere.
La polizia boliviana nel giro di un minuto mi timbra l’uscita dal Paese.
“Ora devi passare alla dogana, poi in Perù!”
Rimonto in moto, passo davanti alla dogana che dovrebbe controllare la moto, non vedo nessuno. Per la solita regola che uso da anni, “se non posso proseguire, qualcuno mi fermerà e mi dirà cosa devo fare”, proseguo proseguo finchè non arrivo alla dogana del Perù!
Sono uscito! In meno di 3 minuti!
Ora tocca ai peruviani. Controllo passaporti veloce e senza problemi. Poi la moto.
Entro in un altro stanzino con una guardia immersa nella lettura del giornale. Mi vede, mi chiede i documenti della moto, glieli dò inclusa la dichiarazione notarile.
Appena gli dò quel foglio inatteso, si illumina di interesse e inizia a leggere.
“Quindi la moto non é tua?”
“No”
“E di chi é?”
“Di Nicola”, rispondo indicandogli il nome sul libretto e sulla dichiarazione notarile.
Alza lo sguardo e mi fa:
“… E Nicola dov’è?”, glaciale.
Mi scappa il sangue dalle vene, ma non rispondo, penso sia meglio.
Riprende a leggere la dichiarazione, finchè non entra un altro doganiere, forse superiore in grado. Il tipo con cui stavo parlando gli spiega la situazione e gli passa tutti i fogli.
Sembra molto più affabile e disponibile e nel giro di 20 minuti finisce.
” Bienvenido in Perù!”
Meno male!!!
Esco, sto per rimettermi in moto, quando arrivano altri due poliziotti e un non meglio identificato soggetto che mi vende un tagliando municipale di non so cosa. Pago senza fiatare i 15 boliviani che mi chiede e seguo i poliziotti.
“Ma non ho finito tutti i controlli?”, chiedo.
“Con la dogana … Noi siamo poliziotti”
Ah ecco. Per un attimo temo, poi vedo che in realtà vogliono solo segnare le informazioni della moto.
“L’assicurazione é internazionale”, mi chiede uno.
“Ma certo!”, rispondo mentendo.
Sono dentrooooo!!!
Metto l’orologio indietro di un’ora. La strada costeggia il lago Titicaca, che emozione, che nome mitico e che panorami meravigliosi! Nelinkas compie 4mila km. Auguri!!! 🙂
Mi godo un bellissimo tramonto e crepuscolo mentre viaggio con la moto perfetta! Spinge che é una meraviglia e non ha più la benchè minima incertezza o vuoto di carburazione. Eccezionale!
Si fa buio, arrivo a Puno ammirando le sue luci che si specchiano sulle acque del lago.
Trovo il B&B che mi ha segnalato Aldo.
“Sai che questo B&B mi é stato consigliato da un amico?”, dico cercando di fare “colpo”.
“Chi, Davide Biga??”, mi chiede a sua volta.
Incredibile, anche lui lo conosce! É il ragazzo che ha fatto di recente il giro del mondo su una Supertenere 1200.
Mi fa parcheggiare la moto a fianco della recepcion (!).
Mi sistemo e vado a cenare, ottimi anticucho de corazon e morcilla. Tutto buonissimo!
Ancora non ho deciso cosa fare domani, se restare qui o andare a Cuzco. Spero che la notte porti consiglio!
Si, ma Nicola dov’è?
Sorveglia e vigila … Da lontano! 😉
e quindi questa giornata difficile…termina con un bell’ANTICUCHO!!!…ormai sei Peruano!! : )) Vero Jeanell?
Buonissimo!! Meno “calloso”, più saporito ma anche più delicato (nel senso di meno “animale” di quello che avevamo mangiato a Roma 🙂
Non c’era la Inca Kola però … Ma ho bevuto la chicha, molto buona 🙂
Ovviamente li hai dovuti anche pagare i meccanici impazziti che a La Paz (che banale gioco di parole!) hanno tentato di scassarti la moto per il tagliando dei 4000 km?
Yep …
Nosiglia (Honda), l’equivalente di 25 euro
E il mitico meccanico “on the road” che m’ha carburato la pollita alla perfezione, l’equivalente di 15 euro
Ciao caro, invece di cambiare i getti butta un pò di quella roba che ti sei portato !!!!!! ;))))
Troppo facile!!! 😉
Comunque veramente incapaci quelli della Honda, ancora non ci credo … In 3 in più di due ore non sono riusciti a fare quello che ha fatto il ragazzo
Inoltre non funziona più il contatto di sicurezza che quando hai la marcia inserita e il cavalletto giù, il motore si spegne, l’hanno fatto loro sicuramente perchè prima funzionava e ho visto che non funzionava più l’altra sera a La Paz subito dopo averla ripresa da loro
Quello del cavalletto è un accrocco (cit.) da principianti! Hanno visto che sei uno navigato e l’hanno smontato di proposito per alleggerirti la moto! 😀
Ora torno a La Paz per ringraziarli!
Hahahhahaha!! andreeeeee, lo conosci troppo beneeee!!
Davvero, mi serve tutto, ma proprio tutto!!
Forse qualcosa nel cilindro la posso mollare e forse pure qualcosa nelle borse …
Al momento sto usando una borsa laterale e la borsa da serbatoio, nient’altro
Allora.. se puoi cerca Sillustani.. anche le isole degli Uros meritano un’occhiata, ma anche superficiale.. Sillustani.. merita davvero!
Da Puno A Cusco… il bellissimo passo Roya.. ed alcuni siti archeologici, dovresti incontrarli lungo la via..
A Cusco noi ci siamo trattati bene, accanto a Plaza de Armas abbiamo dormito all’Hostal Loreto, calle Loreto, pieno centro e con mura Incas originali.. Se decidi/hai deciso di passare da Machu Picchu, quando arrivi ad Aguas Calientes prova a chiedere di Simon, è una guida che parla italiano.. ci siamo entrati in contatto a mezzo agenzia.. ma magari riesci anche a contattarlo personalmente.. è molto disponibile anche lui, esperto non solo del sito, ma anche di buona parte della zona..
Spero tu riesca anche a passare per Paracas.. le Galapagos del Perù (dette anche dei poveri), la riserva vale la visita ed è vicina a Huacachina, favolosa oasi in mezzo al deserto.. con troppi alberghi, ma affascinante comunque..
Grazie Aldo!! Sei meglio della guida!! 🙂
Ho segnato tutto, anche Paracas 🙂
Uno dei più bei racconti del viaggio! Ad ogni riga mi aspettavo sempre il peggio. Ci siamo tagliati dalle risate :). Ormai abbiamo appuntamento in spiaggia con tutti gli interessati alle tue dis-avventure. Finalmente ho un bellissimo racconto da leggere in vacanza. Fantastico! Continua così Nelinkas 😉
Che fai, come il mio amico Sergio che spera sempre nel peggio, così da potersi sollazzare alle mie spalle?? 😉
Ma chi, Sergio Albagno ;), no dai, è che te ne capitano sempre di tutti i colori, e la cosa fantastica è che riesci sempre ad uscirne egregiamente! Certo stavolta hai dovuto faticare parecchio, chissà per quanti km hai spinto la moto… Dai che siamo tutti con te.
P.S. ma quel “Non ancora”, era una proposta per Caterina? 😉 Buon viaggio, Remo
E’ vero: siamo tutti o quasi (io sì) con te!
Sì proprio lui!! Volevo scrivere “nostro” e invece ho scritto “mio” … Sono possessivo 😉
Tutto quello che ti serve sta nella borsa da serbatoio a cui manca, per essere completa, un altro piano !!!!!
Un altro piano più la terrazza! 😉
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Un promemoria di come si possa stabilre un dialogo profondo con i locali al fine di una conoscenza reciproca profonda che porti alla comprensione delle rispettive sovrastrutture culturali …..
ahahahhaha!!! che m’hai ricordato! qui con la Inca Kola potrei stendere un branco di lama!!