Oggi è dedicata interamente a Cusco, anche se trascorro parte della mattinata a conversare con il portiere dell’albergo, sia per esercitare lo spagnolo, sia soprattutto per avere dritte sui prossimi giorni.
Chiarito a grandi linee cosa vedere e dove andare nella Valle Sacra, mi avvio verso il centro storico.
Tutti mi avevano detto che Cusco è una città meravigliosa, piena di monumenti e musei, ed effettivamente è vero. Potrei definirla una Firenze peruviana. Perché Firenze e non Roma, ad esempio? Perché la trovo per certi versi signorile e monumentale, con poche o nessuna parte di vicoli popolani e intrecciati.
Plazas de Armas è inaspettatamente grande, circondata da portici su tre lati e raccoglie molti edifici religiosi. Di nuovo, mi è impossibile non pensare a cosa c’era qui quando gli spagnoli non erano ancora arrivati ad imporre la religione cattolica. Molti monumenti religiosi e civili inca sono stati distrutti o utilizzati come fondamenta per costruire analoghi edifici ma di matrice spagnola.
Le mura inca sono impressionanti, costituite da massi immani ma allo stesso minutamente intagliati in modo da combaciare alla perfezione, micrometricamente.
Dopo aver seguito l’itinerario suggerito dalla guida ed essere entrato anche in un mercato coperto, dove vendono principalmente da mangiare, inizio a passeggiare a caso.
Faccio la scoperta più interessante dell’intero giro: è il quartiere di San Blas, abbarbicato su una delle colline che dominano il centro storico. Qui si possono ancora trovare case basse e storte, con i segni evidenti del tempo a donare fascino e rispetto, molto più suggestive delle ricostruzioni asettiche e uniformi del centro.
Arrampicandosi sulla collina si arriva ad un mirador.
Qui incontro Hernan, fotografo colombiano che sta esponendo in questi giorni, la sua fidanzata Katia, del Salvador in America Centrale, Lucio e un altro ragazzo. Bevono tutti allegramente, mi agganciano ed iniziamo a parlare di arte. La scusa sono delle cartoline che Katia, la PR di Hernan, mi mette in mano regalandomele.
Sono foto che ha fatto Hernan durante un viaggio in Sud America di 6/7 mesi a bordo di un vecchio Maggiolone VW. Dalla Terra del Fuoco alla Colombia, tutto “on the road”. Quando viene a sapere che sto facendo un viaggio simile, anche se in molto meno tempo e su una moto 125, impazzisce di entusiasmo e inizia a propormi alloggi e appoggi in Colombia, a Calì dove c’è sua zia e a Bogotà, dove ha casa.
Chiacchieriamo una mezz’ora, poi li saluto dandoci un appuntamento per stasera alle 21.
Entro nel museo Inca, con ceramiche, tessuti e la storia del popolo inca, poi nel museo precolombiano, di gran lunga più emozionante ed interessante. Mesi fa ero convinto che in Sud America ci fossero stati principalmente gli Inca e che le altre popolazioni fossero state minori, senza particolari espressioni artistiche e culturali. Poco prima di partire, avevo già iniziato a scoprire che c’era molto di più, le popolazioni che precedettero gli Inca erano numerose ed alcune molto complesse ed evolute.
Durante questo viaggio sto arricchendo la mia conoscenza e il museo precolombiano di Cusco è fondamentale, perché raccoglie delle testimonianze significative della cultura e dell’arte di queste popolazioni: ceramiche, manufatti, sculture, gioielli.
Trovo questi manufatti più emozionanti di quelle degli inca, perché sono ancora più incentrate sulla natura e sugli animali. Per certi versi mi ricorda la religione greca, profondamente legata alla terra ed alla natura, con le divinità a rappresentare gli elementi fondamentali nei quali l’uomo si inseriva, consapevole dei suoi limiti e della superiorità della Natura.
Il passaggio dai manufatti preincaici a quelli incaici segna un cambiamento di punto di vista, più astratto quest’ultimo. Il passaggio dalla cultura incaica a quella spagnola dei conquistadores è scioccante. Nel giro di una curva di corridoio mi ritrovo attorniato da immagini di santi feriti in ogni maniera e sofferenti, crocifissioni, santi emaciati a guardare imploranti verso il cielo, in attesa di un qualche tipo di liberazione.
Si passa dalla rappresentazione della sacralità della terra, quella che ci dà da vivere e ci accoglie, ad una rappresentazione emotiva della sofferenza e del martirio in nome di una divinità astratta e invisibile. Dalla concretezza degli animali e della natura all’astrattezza dei miracoli e dei dogmi. Da una forma di rispetto positivo ad una di timorosa sottomissione.
Esco dal museo che è quasi buio; mi prendo il tempo di scattare alcune fotografie al crepuscolo, di un’ultima passeggiata e poi torno in albergo a preparare i prossimi due giorni.
Mi attendono domani la Valle Sacra e dopodomani Machu Picchu! Non vedo l’ora!!
Grande Fabio! Ti trovi nella terra dei miei antenati, e leggendo il tuo diario, susciti in me, ancor di più la voglia di vedere di persona quei posti. Vai così, avventuriero sulle due ruote. Buena suerte!
Mitico Matteo, poi mi racconti, mi hai molto incuriosito 🙂
bellissimo! la precisione di quelle mura ..è incredibile…ma sono fatte di biscotto, dai! e san blas mi sembra intima e decadente…del resto, ti ci “ho mandato io”…che ricordo i consigli di Emi e Jeanell! mucho amor..bello l incontro con gli altri viaggiatori!!
Nelik ti stai sciupando… eh?!? 😀
infatti non mi sembra di essere dimagrito … come mai??
dalla foto quella in gruppo sembra così, forse stanchezza! 😉
Mamma mia che vacanze che ho passato!! Sotto l’ombrellone a giocare con trattori e ruspe con mio figlio in spiaggia abruzzese, e nei momenti in cui il cucciolo dormiva, “volavo” tra le strade sudamericane con Nelinkas!!!Grazie…ti seguo sempre. Ciao
grande 🙂 grazie a te!!
Hai più incontrato Hernan alle 21?
purtroppo no, ho fatto qualche minuto di ritardo e non c’erano, poi gli ho scritto una mail (in inglese però…) e non ha ancora risposto … riprovo a scrivergli nei prossimi giorni 😉
Sempre emozionanti i tuoi racconti per non parlare delle foto, che trovano sempre il dettaglio interessante da mostrare. Mah! Vedo che hai addirittura una camicia, non ricordo di averti mai visto in viaggi in moto in camicia. Si vede che è un signor viaggio questo! 😉
Ti auguro buona strada e interessanti incontri e conoscenze.
Remo 🙂
vediamo se indovini chi mi ha messo la camicia in valigia 😉
comunque … me l’hai chiamata! quando l’ho indossata ieri sera, s’è strappata irrimediabilmente … niente più Signor Viaggio, da oggi sarà solo Viaggio 😉
Ehi, dove sei finito? Io ho ripreso con il lavoro, ed ho bisogno più di prima dei tuoi magnifici post!!:-):-):-)
carissimo, ho appena fatto in tempo ad imprecare per l’ennesima volta, che sono riuscito a caricare un articolo … vediamo se riesco a caricare qualcos’altro 🙂
Tu sei tutto suonato! Ma ti aspetto al tuo ritorno per sentire il racconto dal vivo!
Lo
no dai, perchè suonato?? 😉
ti ricordi quando mi dicesti che la Tenerè (che poi ho comprato) era un polmone con 48 cavalli o quanti sono … ora che la riprenderò, dopo 3 mesi passati con 11 cavalli, mi sembrerà un’astronave!! 😉