Incognita Ecuador

Sono riuscito a dormire solo con la copertina, senza bisogno di vestirmi, incredibile! Peccato queste zanzare che hanno approfittato di me senza ritegno.

Realizzo che pur avendo la chiave, sono chiuso dentro, perchè il box, unica uscita del bungalow, si chiude dall’esterno. Geniale.

Carico la moto e alle 7:30 sono pronto. Inizio a scaldare la moto e mi accorgo che il ragazzetto ieri ha lasciato il cancello del box socchiuso, quindi sono libero, che bella sensazione!

Saluto la guardia (carceraria) e mi avvio verso il confine con l’Ecuador.

Il paesaggio cambia radicalmente nel giro di pochi km, si passa dal semi desertico al desertico, al tropicale, poi di nuovo al desertico, poi ancora al tropicale. Mi sembra di fare zapping tra diverse scenografie!
Fiancheggio per alcune centinaia di metri quelle che sembrano delle viti da uva. Il terreno sottostante è pura sabbia, eppure i filari sono piantati in perfetto ordine, anche se dalla mia visuale, sembrano tutti secchi. Penso a come siamo fortunati, in Italia e tutto sommato in Europa, ad avere un clima e dei terreni tanto favorevoli all’agricoltura. Sono stati lavorati, ripuliti e adeguati, però di sicuro non ci sono (Spagna a parte) dei deserti così ampi di sabbia o di pietre.

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Per fortuna mi sono fermato a Sullana, è l’ultimo centro prima di una serie di paesini più o meno piccoli. Lungo la strada, anche se cerco di distrarmi guardando il paesaggio e ascoltando un po’ di musica, il pensiero va sempre a quello che tra poco mi aspetta.

Mi manca l’autentica, da farsi necessariamente al consolato dell’Ecuador a Santiago del Cile, dell’autorizzazione a condurre la moto di Nicola. Ho solo la copia non autenticata e questo potrebbe essere bloccante, nei mesi passati ho letto alcune esperienze di persone, in una situazione come la mia, che sono state respinte in frontiera.
Cerco di relativizzare, in fondo che succederebbe? Tornerei indietro e troverei un altro modo per proseguire il viaggio!

Nelle parti più fertili e ricche di alberi, noto per la prima volta un albero di frangipane, splendido! Nonchè tanti altri fiori a colorare le baracche altrimenti molto misere che fiancheggiano la strada.

I km passano e finalmente arrivo alla frontiera. Un fiume divide i due Paesi. Il lato peruviano è molto rapido. Mentre il doganiere registra l’uscita della moto, in tv vanno le immagini di una partita di pallavolo. Chiedo se è in diretta, ma un altro doganiere quasi grida:

“Il Perù ha sbattuto fuori l’Italia!” e ride soddisfatto. Sapessi quanto me ne importa!

Ormai siamo in confidenza e visto che col Perù sono in regola, mi confido:

“Mi manca l’autentica dell’autorizzazione …”

“Uuuh!” esclama, col viso in una smorfia come di dolore improvviso.

“Spero mi facciano entrare, altrimenti ci rivediamo qui tra mezz’ora per registrare di nuovo la moto!”

“Speriamo di no”

Nel giro di un quarto d’ora ho finito, inforco la moto e attraverso il ponte. Ora si fa sul serio.

Vado al controllo passaporti. Il militare inizia a sfogliarlo e pian piano inizia a sorridere vedendo tutti i visti e i timbri dei paesi più diversi. Questo sarà l’ultimo viaggio in cui userò questo passaporto, ormai è pieno!
Per fortuna c’è ancora una mezza pagina col bordo superiore libero: infila il passaporto in una mini-stampante che ci scrive sopra il visto temporaneo.

“Tutto a posto, vai!”

“E la registrazione della moto?”

“Porta a fianco”

Entro, dico che sto entrando con una moto. Mi segue all’esterno un tipo sui 45 anni, ben vestito, in camicia, seguito da un militare tracagnotto con una pancia a forma di pallone e la divisa mimetica troppo stretta.

“Ecco allora, in questo caso devi chiedere: patente, libretto e passaporto”, dice il tipo in borghese al militare.

“Controlli tutti i dati …”, continua a spiegargli.

Occa..o penso io, adesso più che mai sono fregato, vorrà fargli vedere quanto bisogna essere inflessibili con chi non ha i documenti a posto!

“Targa …” e va dietro la moto, confrontando attentamente la targa della moto con quella riportata sul veicolo.

“Telaio … dov’è il numero di telaio?”, mi chiede gentile.

Glielo mostro, il militare si prende la briga di pulirlo col dito, che si ricopre di uno spesso strato di grasso.

Lo confrontano numero a numero, tutto.

“Modello …”

“E poi controlli che sia intestato alla stessa persona, ecco, qui c’è Nicola …”, declama leggendo il libretto della moto, “e qui c’è …”, ma si blocca, leggendo il mio passaporto.
A me vien da ridere per tutta la situazione da film comico, ormai non sono più io la persona coinvolta, ma sto guardando la scena dall’esterno, curioso di sapere come andrà a finire!

“Ah sì, devo darle l’autorizzazione!”

“Ecco bravo”, risponde quasi sollevato.

Gliela passo e si immerge nella lettura e nell’analisi di tutti i numeri, date e nomi riportati.

Fa un cenno al militare e tornano dentro l’ufficio.

Ecco, ora ci siamo, penso mentre li seguo. Il tipo elegante si siede al tavolo e inizia a scrivere al computer, il tipo tracagnotto in piedi, a seguire tutto alle sue spalle.
Compilano dei moduli al computer, insomma, pare vada bene! Ovviamente non chiedo e resto in attesa. Chiedo quanti km ci sono per Cuenca, mi rispondono 7 ore. Ancora non ho imparato che in Sud America ci si esprime in tempi, non in distanze!
Ma quindi, va bene?? Pian piano mi tranquillizzo perché continua a compilare moduli e a chiedermi informazioni.

Alla fine, mi congeda con un “Benvenuto in Ecuador!”

Sono dentro!!! Sono troppo felice!

Mentre salgo in moto, due militari si alternano sparando un razzo ciascuno, che esplode in cielo. Dopo il quarto o quinto, gli chiedo se è una festa, lui risponde annuendo.
Mi vesto, parto e … mi viene incontro una processione! Molto festosa, vengo inglobato dalla folla marciante. Che accoglienza magnifica, se non è un segno questo …

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Da subito l’Ecuador mi sembra messo meglio del Perù: case più rifinite e grandi, tutte in muratura, strada perfetta, nessun cane in giro (incredibile!!). E io che pensavo che avessero un’economia più debole di quella del Perù.

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Noto anche che praticamente non suonano il clacson, se non in casi di effettiva necessità. Incredibile!!

La natura esplode, onnipotente e onnipresente con alberi e fiori mai visti prima. Ricominciano le montagne, con la differenza che qui, rispetto al Perù, sono coperte di vegetazione.
Un’iguana cerca di attraversare la strada, poi ci rinuncia.

Ricominciano le montagne e sono contento, perchè non ne potevo più di rettilinei. Mi diverto tra le curve, alla fine pur avendo delle gomme cinesi, non sembrano male.
Tengo un buon ritmo, ho ingranato bene e gioco tra le curve come al luna park.

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In una cittadina, sbaglio bivio e finisco su una strada molto piccola. Controllo il GPS, che mi dice che sono sulla strada giusta. Quando l’asfalto sparisce, fermo uno, l’unico che vedo in giro. E’ vistosamente ubriaco, ma mi conferma che la strada porta a Cuenca.
La pista diventa un cumulo di fango, ovunque. Procedo con molta cautela per paura di cadere. La strada è sul fondo di una valle, prende tutta l’acqua che arriva sia dal cielo che dalla montagna. Ai lati, alcune casette, deserte.
Non so a chi chiedere, il navigatore dice sempre dritto. Per fortuna incrocio un camion, mi metto davanti a lui per farlo fermare.
Mi dice che questa pista sì, arriva a Cuenca, ma ci sono almeno altri 20 km di fango.
Decido di tornare indietro e, finalmente, prendo la strada corretta.

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Continuo a salire, sono convinto di essere massimo a 1000 metri, quando leggo sul GPS 1600 metri. Accidenti! E poi ancora più su. Dopo i 3000 smetto di leggere le informazioni sul display del GPS, anche perchè fa sempre più freddo. La strada si infila nella nebbia fitta, poi inizia a piovigginare.
Continua a salire e  a piovere, fa sempre più freddo. Per fortuna non ho messo via la roba invernale che ho portato!
Il paesaggio diventa alpino, non sembra più di essere in Sud America, ma sulle Alpi: prati verdi, abeti, case dai tetti spioventi e … acqua ovunque!

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Trascorrono le ore e finalmente arrivo a Cuenca, ancora con la luce! Quasi 550 km di cui oltre la metà di curve strette e faticose!

Giro qualche minuto nei pressi del centro, alla fine mi fermo davanti a un albergo che sembra molto carino.

“Quanto viene una singola?”

“48 dollari colazione inclusa”

“Eh … troppo …”

“Ok, ultimo prezzo della casa, 42 dollari a notte!”

“Mmmh è sempre tanto, cercavo qualcosa di più economico!”

“Quanto volevi spendere?”

Ci penso un attimo, poi dico 30 dollari.

“Dai, posso farti 35 dollari”

“Ok!” accetto senza nemmeno aver visto le stanze, ma sono troppo stanco e non vedo l’ora di infilarmi sotto la doccia.

Domani devo trovare un meccanico per la Pollita, ormai è ora! Cambio di olio, filtro aria e tutto quello che serve. E un giro per Cuenca, naturalmente.

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14 pensieri su “Incognita Ecuador

  1. Bravo, bello e sempre più bis! Sei entrato, evviva! Continua così, adesso ti segue in dirett vosto che è tornato anche tuo fratello! Baci

    • Sì ci stiamo scrivendo 😉

      Vedo sempre il lato positivo, se mi respingono in Colombia, posso visitare per bene l’Ecuador a poi volare in Brasile 🙂

  2. Grande! Non avevo dubbi, il tuo angelo custode ti segue sempre. E da come hai raccontato il passaggio alla dogana, c’era proprio da ridere. Vai ragazzo, l’Ecuador ti attende! 🙂

  3. Però… ho notato… che… (questo ora non c’entra niente con la frontiera superata ma si riferisce a un dettaglio tecnico sulla velocità, o lentezza, della moto), dicevo che ho notato che… ecco:
    la traversina metallica della struttura che regge le borse laterali (è da un po’ che l’avevo visto veramente), sulla parte destra passa proprio all’altezza del tubo di scappamento, e questo forse, potrebbe rallentare il MotoPollito.
    Potresti chiederlo al prossimo meccanico, se sì o se non gli fa niente, cioè se non frena (sempre della traversina metallica parlo) l’uscita dei gas di scarico e non rallenta la moto. Ecco.

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