Al centro del caffè

Oggi si preannuncia intensa: devo fare la copia autenticata del documento, inviare il documento con corriere espresso e raggiungere la valle del caffè.

Quando esco sono sorpresissimo: mi trovo davanti una città piena di vita e di gente che corre e scorre da tutte le parti. Che contrasto con ieri sera! Quando ero arrivato, nonostante non fosse particolarmente tardi, era tutto chiuso. Ma in maniera diversa, ossia normalmente quando è sera, ci sono tante serrande abbassate, negozi chiusi, però c’è anche qualcosa aperto, un bar, un ristorante, un locale e c’è gente in giro, anche poca, ma qualcuno si vede.
Invece ieri sera era tutto chiuso, ma proprio tutto. E nessuno in giro. Sembrava ci fosse il coprifuoco; avevo avuto l’inquietante sensazione di una guerra o un’epidemia in corso, tanto era irreale quel vuoto.

Oggi invece la vita esplode. Il centro è molto carino, tutto di eleganti e candidi edifici coloniali. E’ una città bianca, per lo meno il centro.

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Vado dal notaio. Come avevo già visto a Concepcion con Nicola, i notai non sono quei templi sacri che ci sono in Italia, con il notaio che è una sorta di essere mitologico che appare solo ad alcuni eletti e che, soprattutto, ha delle tariffe degne di un sacrificio rituale richiesto da un capriccioso semi-dio.
Per non parlare delle banche, che restano aperte fino alle 18:30/19 …

Qui i notai sono uffici normali, con tanti sportelli ognuno che effettua un’operazione differente: autentiche, duplicati, certificati, ecc. Sono molto rapidi e costano non “poco”, bensì “il giusto”.
La mia copia autenticata consiste nel fare una fotocopia del documento, mostrarla al notaio che verifica che fotocopia e documento siano identici, mette un timbro e una firma. Due minuti di lavoro, meno di 1,5 euro il costo (un euro e mezzo). A voler fare il rapporto con il costo della vita, è come se fosse costato 10 euro. Come in Italia!
Tra parentesi, la fotocopia l’ho fatta nel negozio a fianco, che è un interessantissimo parrucchiere / negozio di fotocopie. Evidentemente ha fiutato l’affare e, mantenendo il lavoro di parrucchiere, ha comprato una fotocopiatrice e la usa in continuazione grazie al notaio a fianco.

Vado a cercare il corriere per spedire il documento e passo davanti a una golosa bancarella coperta di ananas. Non posso resistere e me ne faccio due belle fette dolci e succose.

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Il corriere è un affiliato UPS e mi chiede l’equivalente di 30 euro per mandare il documento da qui a Santiago del Cile.

“Quanti giorni ci vogliono?”

“Cinque, festivi esclusi”

“Non c’è modo di farlo arrivare prima?”

“No, perchè oggi pomeriggio da qui va a Cali, poi domani da Cali va a Bogotà e dopodomani parte per Santiago”

“Ah! Quindi se vado a Cali potrei risparmiare un giorno?”

“Penso di sì”

Ringrazio e torno in albergo: tra un paio d’ore dovrei essere a Cali, lo mando da lì! Anche se questo significa entrare in città e perdere un mare di tempo.

Pago il conto dell’albergo e ho una sorpresa. Ieri avevo tirato sul prezzo della camera (ben 117mila pesos colombiani, pari a circa 46 euro, una cifra esorbitante per la Colombia) provando ad abbassarlo a 100mila

“No Señor, mi spiace, il prezzo è già ridotto, durante il week end costa 156mila pesos”

Avevo insistito ancora un paio di volte, ma la ragazza era inflessibile, il prezzo era quello e non si discuteva.

E invece oggi scopro che devo pagare 100mila pesos! Purtroppo non c’è, per poterla ringraziare.
Ho anche una consumazione e, altra cosa che ho notato anche in altri paesi, il costo degli articoli è molto simile a quello che si può trovare fuori, non sono dei furti a mano armata come in Italia!

E’ ormai mezzogiorno quando riesco a partire. Terribilmente tardi!

Riesco a trovare l’uscita da Popayan abbastanza rapidamente, dopo un paio di contromani ad-hoc per evitare un ingorgo pauroso e per riprendere un bivio mancato.

La strada per Cali per fortuna ha il fondo in condizioni molto migliori rispetto alla strada di ieri. Le montagne si trasformano rapidamente in colline e con lo scendere dell’altitudine la vegetazione da montana si trasforma in tropicale. Fiori ovunque, banani e altre piante tropicali. Uno spettacolo.

Arrivo a Cali, piuttosto caotica ed inizio il non facile compito di andare verso il centro. Finisco su un grande viale, pieno di attività commerciali, concessionari d’auto, banche e dopo poche centinaia di metri vedo anche un bel centro spedizioni Fedex. Tra i tanti documenti che mi fa riempire e informazioni che mi chiede, ce n’è uno curioso, dove devo indicare almeno due persone che conosco in Colombia.

“Lo richiede il ministero come controllo anti-droga.”
Non indago ulteriormente, però  mi sembra una misura singolare. Faccio notare al commesso che sono senza fissa dimore 😉 visto che cambio albergo praticamente tutti i giorni. Mi fa lasciare quella parte del modulo in bianco, chissà poi se aggiungerà due nomi di fantasia.

Spedisco il documento a Santiago e riparto. Anche uscire da Cali non è particolarmente complicato, a parte l’ultimo svincolo per prendere una tangenziale che, a poche decine di metri dallo svincolo stesso, da 4 corsie asfaltate si trasforma in pista sterrata. Pista occupata da una specie di grande laguna che tutti si affannano ad evitare, preferendo andare contromano sull’altra corsia, piuttosto che affrontare l’enorme pozzanghera.
Faccio caso per la prima volta che tutte le persone che guidano uno scooter, hanno la targa scritta sul casco con lettere adesive. Se c’è un passeggero, anche lui deve avere la targa del veicolo scritto sul casco. E se uno per una volta va dietro un’altra persona???

Piove quasi ininterrottamente da stamattina, a parte brevi pause, da quando ho lasciato Popayan. Fortuna che non ho lasciato la cerata a Lima! Per un attimo ci avevo pure pensato!!

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Incredibilmente, da Cali parte verso nord una splendida e perfetta autostrada. Questo aumenta drasticamente la media, riesco ad andare senza problemi a 75/80 km/h. Le carreggiate sono incorniciate da splendidi ed enormi alberi tropicali e palme. Residuo di quello che c’era qui prima dell’asfalto.

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I km scorrono veloci e tra un acquazzone e l’altro arrivo prima al bivio che porta verso Armenia e la valle del caffè. La strada torna a due corsie, anche se nuova e ben fatta.
Compaiono di nuovo i posti di blocco dell’esercito. La novità rispetto ai giorni scorsi, sono delle trincee e delle protezioni costruite con dei sacchetti di sabbia, esattamente come in guerra.
Incrocio un altro posto di blocco e dal mio lato della strada, il destro, parte a tutta manetta uno scooter con due militari a bordo, entrambi senza casco. Il passeggero porta a tracolla un mitragliatore la cui canna finisce ben oltre la sua testa. Impressionante!

Ormai sono a poche decine di km da Armenia, non posso fermarmi adesso, per cui anche oggi finirò per guidare al buio.

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Sto puntando Armenia per proseguire fino a Salento, sono ormai a meno di 15 km da Armenia, quando vedo la deviazione per il parco del caffè. Che vado a fare a Salento se poi dovrò tornare qui?

Chiedo informazioni se nel parco ci sono degli hotel o alloggi di altro tipo e, dopo aver ricevuto risposta affermativa, mi inoltro nel parco. Il buio è totale e la strada senza segnalazioni. Praticamente mi pare di galleggiare nella foresta, vedo vegetazione da ogni parte, illuminata dal piccolo faro della Pollita.

Dopo una decina di minuti arrivo ad una finca che lavora anche come ostello. Mi fermo perchè sono stanchissimo, non voglio proseguire oltre.

A cena, inizio a chiacchierare con il tipo che la gestisce. Scopro così che la finca non produce più caffè da molto tempo:

“I prezzi si sono abbassati troppo, non conviene più! Adesso tutti qui coltivano altre cose: banane, ananas, ecc

Prosegue poi la delusione con la cena: il tipo mi mostra il menu, poi dopo un po’ arrivano due in motorino con un pacchetto di plastica in mano. E’ una scatola di polistirolo e contiene la mia cena. Per di più la carne sembra una suola di scarpe e le patatine sono dure come il marmo.

Realizzo anche che quello che voglio vedere io, il Parco della Cocora, è proprio a Salento! Domani mi tocca andare là allora … e io che speravo di riposarmi almeno un giorno!

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5 pensieri su “Al centro del caffè

    • Sì, stranissimo! C’è la cittadina di Palmira, ieri sono passato vicino una zona archeologica chiamata Damasco e moltissimi altri nomi geografici del mondo …

      Ho appena aggiunto la foto della “camera” dove voleva farmi dormire la signora … Vabbè che é un mese e mezzo che vivo in simbiosi con la moto, ma qui si esagera 😉

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