Mi sveglio presto, ma vengo bloccato da un violento acquazzone. Non c’è verso che parta presto!
Dopo una ventina di minuti l’intensità finalmente diminuisce, indosso la cerata e parto. Il tempo di arrivare nel centro di Valle de la Pascua e già non piove più. In compenso, c’è fango e acqua ovunque, schizzata in alto da camion e auto che affondano nelle pozzanghere.
La strada verso El Tigre prosegue come ieri: stretta e costellata di buche anche incredibilmente grandi, che praticamente interrompono la strada. Rispetto a ieri, però, c’è molto più traffico. Se non ci fossi in mezzo, sarebbe anche divertente e curioso da vedere le auto e i camion che procedono come un serpente che si muove sinuosamente: tutti in fila indiana a seguire le mosse di chi lo precede, destra, sinistra, destra, sinistra, in uno slalom infinito tra le buche.
Arrivo a Ciudad Bolivar, sono curiosissimo di vedere il fiume Orinoco, un fiume mitico che mi ricorda una splendida canzone di Enya di molti anni fa. Il ponte che lo supera è ancora più spettacolare di quello di Maracaibo. Una lunga campata con una serie di arcate bianche e sotto l’immenso fiume che scorre verso l’oceano.
Stanno riparando la carreggiata di destra e ci deviano su quella centrale, che è di metallo traforato. Si vede l’acqua qualche decina di metri più sotto. Un bel brivido!
Arriva Ciudad Guayana e mi avvio verso la Gran Sabana.
Sono stupito che quella che nel mio immaginario doveva essere come una piatta distesa semi arida, di arbusti o tutt’al più piccoli alberi stentati grigio verde, in realtà è una serie di colline verdissime e fertili. E dove c’è verde, c’è acqua e infatti tutto intorno a me è bagnato o allagato e all’orizzonte vedo nuvole che di tanto in tanto si rompono rovesciando sulla terra colonne d’acqua.
La strada entra nel bosco e offre degli scorci meravigliosi sulla vallata, con laghetti e macchie di bosco più fitto.
Faccio i conti con i km e non so se i cartelli sono sbagliati, ma se mi fermassi a Upata, domani dovrei fare oltre 600 km per arrivare a Santa Elena de Uairen. Quasi impossibile, con la velocità della Pollita. Visto che non è tardissimo, decido di tirare di più adesso, così domani sono sicuro di arrivare.
Proseguo quindi fino a El Callao, una cittadina abbastanza carina e tranquilla.
Notizia epocale: sono diventato ufficialmente il proprietario della Pollita!!! 🙂
Il passaggio di proprietà è stato accettato, questo però non so quanto aiuta, perchè dopodomani dovrei tentare l’ingresso in Brasile, quindi non posso avere il documento in originale e non credo che una stampa da computer abbia grande valore legale … però di sicuro adesso diventerà ancora più difficile per loro schiodarmi dalla dogana senza farmi entrare!
Domani, tirata fino a Santa Elena di Uairen, a un tiro di schioppo dal Brasile!
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Anche tu puoi sostenere la Pollita in questa avventura! Viaggia con noi sulle ali della Pollita, con una cartolina, una foto, una t-shirt e altro ancora!
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–> http://www.indiegogo.com/projects/nelinkas-around-south-america-dream
Evvai! Ora Nelinkas e Pollita sono una cosa sola, uniti nella lotta alle dogane! 🙂 🙂
Ahahaha!! Tra non molto saprò quant’è efficace questa lotta 😉 o se era meglio che restava a Nicola, magari sono di quegli equilibri esoterici da non toccare 😉