Pessima nottata: ieri mi sono addormentato tardi per colpa della Coca bevuta a cena (la scelta era limitata: o birra, o Coca: meglio l’insonnia del mal di testa). E stamattina all’alba mi sveglia il sole che inonda, rovente e accecante, la camerata. Mi sembra di stare in tenda, quando il sole colpiva il telo e non si poteva più stare dentro per il rischio soffocamento.
Tra zanzare, rumori dei più forti che arrivavano dalla strada, caldo messo in circolo dal ventilatore che rombava sul soffitto … si può dire che non ho chiuso occhio.
Alle 7:30 arriva Tom, il gestore dell’albergo, che si muove sul sottile confine tra il commerciante e lo jinetero. Propone tutte le soluzioni per tutti i problemi: gita sul fiume, traghetto per Santarem, per Belem, vendita della moto, aereo per Sao Louis. Tutto. Chiaramente a prezzi maggiorati.
E ha quel modo prepotente di imporsi tipico degli jinetero, con la teatralità del tipo “ma allora non ti fidi di me!! Non ti meriti nulla, guarda, volevo aiutarti, ma gli italiani sono proprio tutti uguali!” che ti mette in difficoltà perchè alla fine te lo chiedi, se sta solo facendo il suo lavoro oppure sta cercando di fregarti.
Ieri sera, nel pieno della rabbia per il traghetto perso per poche ore e la prospettiva di incontrare Caterina solo i primi di settembre, ero stato piuttosto aggressivo con lui riguardo l’offerta per Belem:
“Ma quando mai, mi hanno fattoo prezzi molto più bassi!!”, esclamo quando mi fa il preventivo per la persona e la moto. In realtà non ricordavo bene i prezzi, ma sparo un 150 reais invece dei 500 che mi propone.
Mi vede molto deciso e, sottovoce per non farsi sentire da Hans, mi dice:
“Ok dai, fammi parlare col capitano della nave e domattina ti faccio sapere il prezzo definitivo”
Hans invece accetta subito senza nemmeno tirare sul prezzo. Paga più del doppio del prezzo normale del traghetto per Santarem. Io invece continuo a rimanere sul vago, anche perchè davvero non so cosa fare.
La situazione è che se aspetto il traghetto per Belem, vedrò Caterina tra 10 giorni. Io qui, lei a Recife. Assurdo, inconcepibile.
Gli aerei per venire a Manaus costano tanto e lo scenario sarebbe poi farci cinque giorni sulle amache per scendere il fiume.
Oppure vendo la moto qui, volo a Sao Louis e iniziamo la nostra vacanza.
Siccome non mi fido del buon Tom e soprattutto ancora leggo su internet che andando al porto è possibile trovare dei privati che ti portano a Belem (circa 2000 km a Est … non proprio dietro l’angolo), saluto tutti ed esco.
Torno al mercato coperto e poi sul lungofiume, che mi verrebbe da chiamarlo lungomare, da tanto lo specchio d’acqua è vasto e quasi non si vede l’altra sponda.
Il parapetto è letteralmente tappezzato di bancarelle, mendicanti, ambulanti, venditori di biglietti delle navi, nullafacenti.
Mi sparo il primo cocco della giornata e, mentre mi rinfresco col suo succo, mi faccio fare un preventivo per Belem in una bancarella. Per la persona mi fa meno della metà del prezzo di Tom (110 contro 300), per la moto idem, meno della metà (150 contro 350). In euro parliamo di 85 euro contro 205. Non male.
Anche qui, come in Colombia, vedo tutta l’umanità che combatte per la giornata, con bancarelle, carretti ambulanti, ceste e sporte portate a spalla o in braccio per km e km oppure anche solo un involto con pochi panni usati in vendita, esposti per terra, sul marciapiede. Oppure gli invalidi che mostrano le loro menomazioni di ogni tipo.
In generale il livello è leggermente migliore rispetto ai colombiani, però la miseria è sempre preponderante.
Vengo agganciato da almeno altri 4 venditori di biglietti di navi, ma voglio andare al porto per vedere di trovare uno di questi fantomatici capitani, ma non mi fanno nemmeno entrare. Senza biglietto non si passa. Mi guardo intorno, ma nessun capitano o presunto tale si aggira nei paraggi.
Faccio il giro dell’intera piazza di fronte al porto, ma non trovo nemmeno un’agenzia viaggi nè tanto meno un rifugio dei capitani di vascello. Chiedo ancora ad un paio di bancarelle, ma tutti confermano le due partenze settimanali: mercoledì e venerdì. Molte navi, ma tutte in partenza in questi due giorni.
Mi chiedo il senso di far partire 3 navi tutte lo stesso giorno (Amazon Star, Rondonia e Nelio Correa), ma così è, inutile sbatterci ancora la testa.
Per scrupolo chiedo i prezzi alla biglietteria del porto. I prezzi sono leggermente più alti di quelli fatti dalla ragazza che mi aveva fermato sul lungofiume un’ora fa.
Mi incammino per tornare verso l’albergo e quasi subito incontro Tom, seduto su uno sgabello ad una bancarella che vende birre gelate. Sta parlando con un olandese sposato con una brasiliana, anche lei lì. Stanno bevendo e chiacchierando, sembrano di buon umore.
“Come mai qui?”, mi chiede con l’atteggiamento del “pour parler”, come se non gli interessasse.
“Così, facevo un giro … è interessante il porto!”
“Sì … tanta gente …”
“E mentre camminavo mi hanno fermato in parecchie persone”, proseguo.
“Ah. Per …?”
“Per offrirmi biglietti delle navi … mi hanno fatto prezzi completamente diversi dai tuoi, sai?”
“Dimmi dimmi …”, mi chiede, sempre col sorriso, ma con lo sguardo vagamente teso.
“Per esempio per la moto mi hanno chiesto 150, invece di 350. E per la persona 110 invece di 300”
Impreca in portoghese, poi esclama in inglese:
“Quei bastardi mi manderanno in rovina …”, detto come tra sé e sé, poi prosegue “ma chissà che posti ti danno … poi non ti fidare delle bancarelle sulla strada, vendono ma poi non ti danno il posto”
“Tutti?”
“Tutti uguali gli italiani”, eccola frase da jinetero!
“Scusa”, insisto, “ma tu che faresti al mio posto? Sono sicuro che faresti anche tu così”
“Hans ha accettato subito …”
“Lui è svizzero, io sono italiano”
“Ecco perchè preferisco gli svizzeri agli italiani”, esclama d’impulso, ricordandomi che è stato sposato con una donna svizzera per alcuni anni.
“Non so che dirti, ma ripeto, anche tu faresti lo stesso, per cui non criticarmi. Sai invece per la gita sul fiume quanto mi hanno chiesto?”, proseguo implacabile.
“Quanto?”
“90 reais, invece dei 180 che mi hai chiesto tu!”
“Sì ma chissà dove ti portano e i delfini li vedi col binocolo, di certo non ci nuoti! Senza pranzo, acqua …”
“No tutto, non preoccuparti”, e sciorino a memoria il programma della gita di un giorno che mi aveva mandato un amico brasiliano un paio di giorni fa.
“Di sicuro non ti fanno nuotare coi delfini”, esclama l’olandese che si intromette a difendere l’amico.
“Ma scusa, che differenza fa, farteli vedere senza fartici nuotare? Certo che ti ci fanno nuotare! Voglio dire, per loro non è una spesa se tu ti metti a nuotare o te li lasciano solo guardare”
Borbottano entrambi, poi Tom riprende:
“Vabbè, per l’albergo invece che fai, vieni nell’altra stanza che ti ho proposto per 50 reais, con bagno e aria condizionata?”
Questo lo accetto, perchè non ho assolutamente intenzione di fare un’altra nottata come l’ultima, anche se comunque voglio tornare in albergo per cercare su internet, prima di accettare per davvero.
Torno in albergo, Hans è partito, io inizio a cercare ancora informazioni sulle barche, ma soprattutto per qualche albergo. Sembrano tutti molto più cari dei 50 reais proposti da Tom. Per scrupolo, però, prendo l’indirizzo di uno e vado a vederlo.
E’ più verso il centro, ma di poco, mentre invece, anche trattando, è molto più caro: dai 144 iniziali scende a 110, ma è sempre più del doppio della stanza di Tom. Vai, questa te la sei aggiudicata, Tom!
Torno in albergo e riesco a parlare con Caterina, bloccata a Lisbona per aver perso la coincidenza con Recife per un ritardo del Roma – Lisbona. Deve fermarsi una notte in città e giustamente è sconfortata. Tra il mio traghetto e questi altri contrattempi, non sta iniziando nel modo migliore la nostra parentesi brasiliana.
Proviamo senza troppo successo a fare un piano per i prossimi giorni ma, tanto per cambiare, ci sono troppe incognite e variabili.
Si fanno le 14 e arriva Tom per cambiare la stanza. Parliamo dell’ipotesi di vendere la moto. Evidentemente intravede l’opportunità di un buon guadagno: maggiore è il valore della merce venduta, più cospicuo è il guadagno che può trarne.
Gli descrivo la moto, gli accessori con cui la venderei (le borse laterali, scomodissime da portare a mano dovendo proseguire in autobus, il casco che è vecchio e consumato, i ricambi che avevo comprato in Italia e qualcos’altro)
“Bè, possiamo chiedere 6000 reais, magari per averne 5500 o 5000 …”
A me andrebbe benissimo, perchè sarebbe praticamente il prezzo che ho pagato per la moto nuova! Infatti in Cile i prezzi sono più bassi e in più la Pollita era in offerta, visto che non la importano più.
Ci mettiamo d’accordo per domani: mi viene a prendere alle 8 e andiamo insieme al mercato dell’usato che c’è una volta la settimana, la domenica.
Penso con tristezza che la mitica e poderosa Pollita potrebbe uscire di scena domani, dopo due mesi esatti di viaggio e 14.500 km di strade ed emozioni, ma credo sia anche la soluzione più razionale.
Ormai è pomeriggio inoltrato, chiamo ancora Caterina, poi vado a fare una passeggiata per il centro.
Incrocio una manifestazione contro la violenza sulle donne. E’ piuttosto affollata e la gente sulla strada, sembra approvarla e sostenerla.
Il teatro Amazonas è immenso, in stile neoclassico, con la cupola a sovrastarlo coperta di mosaici a disegnare la bandiera del Brasile ed altri motivi geometrici, ricchi di colore.
Sulla piazza a fianco si affaccia una gelateria che offre un servizio interessante: si sceglie se cono o coppetta o cialda, ecc e ci si serve in autonomia. Poi si prosegue, mettendo granelle di cioccolato, nocciola, pezzi di cioccolata e molte altre golosità, biscottini e varie altre cialde e all’ultimo si passa in cassa, pagando a peso quello che si è preso.
Il centro è abbastanza ben tenuto, non particolarmente sporco, però non ha molto fascino. Molti palazzi nuovi nella brutta architettura squadrata anni ’70, mentre i pochi palazzi coloniali rimasti, sono offesi e annichiliti da insegne, grumi di fili elettrici, pali e così via, oltre all’incuria a renderli ancora più decadenti.
Torno in albergo abbastanza soddisfatto del giro. Mi rendo conto che praticamente non ho più nulla di pulito e tutte le lavanderie sono chiuse. Ed è sabato, figurarsi domani!
Mi dedico quindi ad una delle mie attività preferite, il bucato! Tanto amata che tra le prime cose che ho lasciato a Lima, c’era la boccetta di sapone liquido per il bucato, sicuro che quei 100 grammi in meno avrebbero aumentato radicalmente le prestazioni della Pollita.
Lavo i panni con un residuo bellico di sapone che trovo in bagno. Dal colore e dall’odore sembra qualcosa alla mela verde. Dall’acqua nera che esce, pare che funzioni.
Mi addormento presto, pensando a cosa ne sarà della Pollita domani, se davvero ci separeremo oppure se sarà l’ennesimo buco nell’acqua e il viaggio proseguirà mercoledì prossimo verso Belem. Chissà!
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Anche tu puoi sostenere la Pollita in questa avventura! Viaggia con noi sulle ali della Pollita, con una cartolina, una foto, una t-shirt e altro ancora!
Usted también puede apoyar la Pollita en esta aventura! Viaje con nosotros en las alas de Pollita, con una tarjeta, una foto, camisetas y mucho más!
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–> http://www.indiegogo.com/projects/nelinkas-around-south-america-dream
Se non sbaglio pagai 350 reais in tutto, trattando spudoratamente per due al porto. Anche perché il mio cancello pesa molto.
Inoltre attento, quando entrerai al porto tenteranno di farti passare “senza problemi” in cambio di una “gratificazione”. Prenditi anche un’amaca, se non vuoi dormire per terra!
Ricordati di chiamare mio cognato, attende la tua telefona e può anche darti una mano.
Buona navigazione!!!
Quindi?
Ecchime ecchime, sono stato un attimo nella foresta 😉
Eddaje!
Pasito pasito, come dicono gli spagnoli! 🙂