Riesco a prendere la barca delle 9, mi riporta da Barra Grande a Camamu per proseguire il viaggio.
Chiedo aiuto a un ragazzo per I bagagli. Essendo tutto il paesino con le strade in sabbia, si è sviluppato un business di persone che portano i bagagli con i mezzi più particolari. Questo ha una carriola.
Parto a malincuore perché il posto é magnifico e perché sento di lasciare un amico, Gabriele che sono riuscito a conoscere dopo mesi e mesi di email e messaggi.
Mi chiedo quanto sarà complicato ritrovare il ragazzo del parcheggio e se la moto c’è ancora!
Sul motoscafo, come all’andata, viaggia una madre con I due figli e altri due signori che, dai pacchi che portano, sembrano aver a che fare col mercato.
Il viaggio é veloce, dopo una ventina di minuti attracchiamo al molo di Camamu.
Mi carico la tonnellata di borse, sacca e abbigliamento tecnico, che stavolta non ho indossato e torno nel posto da cui mi ero imbarcato l’altro giorno.
Mostro al tipo dietro al bancone il biglietto da visita che il parcheggiatore mi aveva lasciato.
Questo lo legge, fa per prendere il telefono, poi ci ripensa e mi accompagna a piedi nel posto in cui lavora.
Lo ritrovo e ritrovo pure la moto, incredibile!
Alla 10 e mezzo riesco a mettermi in viaggio, neanche male, considerato da dove partivo!
Raggiungo la BR101 che corre all’interno, tra colline e distese verdi.
Ad un certo punto, dopo un centinaio di km, vedo I cartelli che indicano la Costa del Cacao.
Mi faccio prendere dalla curiosità, rimproverandomi che sto viaggiando per il Brasile solo su statali, senza esplorare le strade minori e la costa.
Seguo quindi I cartelli e arrivo a Itacaré, poi proseguo a sud lungo la costa.
Mi pento subito della scelta.
La costa é bella, ma non eccezionale e sto perdendo un mare di tempo nel traffico di cittadine caotiche e per nulla interessanti.
Come se non bastasse, chiedendo alle persone del posto, scopro che la strada che la cartina segna per tornare sulla BR101, in realtà non esiste!
Arrivo a Una, un paesino dal nome buffo
Non so che fare.
Soprattutto perché non capisco le dettagliatissime informazioni che mi danno, per via dell’incomprensibile portoghese.
Non riesco a capire quali strade devo evitare in quanto in pessime condizioni né da dove le devo prendere.
Tornare indietro non posso, allungherei di 200 km e più.
Devo tornare sulla BR101 in qualche modo, da qui.
Mi perdo, finendo nella favela di Una. In più, la strada che stavo seguendo, una di quelle che mi avevano indicato, diventa sterrata.
Ritenta e sarai più fortunato. Torno al punto di partenza.
Decido di chiedere in un altro benzinaio.
“La strada per Santa Lucia é più avanti, sulla destra”
“Ok… é tutta asfaltata?”
“Sì, tutto asfalto, sono 75 km…”. Fa una pausa. “Sennò c’è quella”, e indica col mento dietro le mie spalle, “diretta, 35 km!”
Mi giro. É una pista sterrata di terra rossa.
“75 di asfalto e 35 di terra?”, chiedo per conferma.
“Issu!”, a dire, esatto!
“Ma é bella, é tutta così come questo pezzo che si vede?”
“Iiiissu!”
“Sicuri, niente buche o altri problemi???”
“Iiiissu!!!”
“Ci sono deviazioni o bivi strani???”
“Direita!!”, tutta dritta, confermano in coro.
Ok, ci provo… 40 km in meno é quasi un’ora risparmiata.
L’inizio é bello, mi godo la Pollita che si diverte sul suo terreno più congeniale e I bei panorami che vengono ancora più valorizzati dall’assenza di asfalto, guard rail e tutto il resto che si trova sulle strade normali.
Poi il primo bivio, da dove partono due piste identiche, indistinguibili per dimensioni e stato.
A intuito scelgo quella che va a sinistra, visto che Santa Lucía dovrebbe essere in quella direzione.
Seguono altri bivi, più facilmente identificabili. Per sicurezza però chiedo alle sporadiche persone che incrocio.
In una decina di km incontro tre persone. Tutte confermano la direzione per Santa Lucia, ma sui km si perdono.
“Mancano 20 km!”, dice sicuro il primo.
“12 km”, sentenzia il secondo, incontrato qualche km dopo.
“35 km!”, esclama il terzo, incrociato ancora più avanti.
Una sicurezza, direi.
All’ennesimo bivio, la pista si restringe e diventa decisamente più brutta, con canaloni creati dalla pioggia a solcare profondamente la pista, pietre aguzze, buche profonde.
In più, oltre a procedere decisamente piano, la pista si addentra anche in piccoli boschi.
Iniziano a palesarsi in me dei timori: se cado? Se buco? Se si rompe il motore??
Proseguo tra una buca e l’altra e attraversando di slancio I canaloni.
Mi distraggo con I paesaggi, molto selvaggi.
Finalmente torno sull’asfalto che, come sempre in queste situazioni di tensione, saluto come una liberazione.
Raggiungo finalmente di nuovo la BR101 che avevo abbandonato ore e ore fa.
Chi me l’ha fatto fare! , dico tra me e me.
Nonostante tutte le deviazioni e I ritardi, una parte di me vorrebbe ancora puntare a Prado, a 200 km da dove mi trovo.
Dopo un po’ di km e qualche decina di dossi di rallentamento, sento la moto che scivola al posteriore.
Forse é il bagaglio che si é allentato con tutti questi salti.
Mi riprometto anche di controllare la pressione delle gomme. Non l’ho mai controllata da quando sono partito duemila km fa.
Cerco di resistere, ma la moto è inguidabile. Mi fermo in uno slargo di un paesino per legare meglio la sacca.
Riparto.
Meno di un km, il tempo di un paio di curve dove quasi esco fuori strada e mi fermo di nuovo.
La gomma posteriore é molto sgonfia.
Ho bucato!!
Torno indietro immediatamente verso il paesino che ho appena superato, per sfruttare l’aria ancora nel copertone.
Scopro così che il gommista é esattamente di fronte a dove mi ero fermato cinque minuti fa a legare la borsa.
Inizia a chiedermi un mucchio di cose, ma non capisco una parola o quasi.
Tra le cose che capisco c’è che la camera d’aria é molto rovinata, va cambiata.
“Fermo, non prenderne una nuova, ce l’ho io!”, e mi metto ad aprire la sacca a cilindro.
Poi mi chiede qualcosa sulle gomme. Quando capisce che in quasi ventimila km non le ho mai cambiate, si sorprende.
“A quanto la tieni la pressione?”, mi chiede quando finisce di rimontare la gomma.
“Ma che ne so, non ne ho idea, fai tu!”, la mia risposta dettagliata, motivata anche dal fatto che qui usano un’unità di misura diversa da quella che abbiamo in Italia.
Rimonta tutta la moto.
“Senti, dai un’occhiata a quella anteriore, per favore?”
Mette il manometro e misura. Scoppia a ridere.
“É a 40!”, esclama con aria divertita, che si aspetta di vedere anche in me.
“E quindi? Tanto o poco?”, la mia domanda che lo delude.
“Il posteriore te l’ho appena messo a 35!”
Ok, adesso capisco… e capisco pure che capra che era il meccanico di Recife che mi aveva detto di averle controllate.
“E vabbè, sistema…”
Sgonfia un po’ la gomma, poi gli viene uno scrupolo per la posteriore.
“Quanto pesano I bagagli che hai?”
“Ma che ne so?! Pesano poco, toh senti anche tu!” e gli passo le due borse laterali.
Appena le prende esplode in un “Carajo!!!”, guardandomi con gli occhi sgranati e scoppiando a ridere con l’aria incredula. Scuote la testa.
Non so esattamente cosa voglia dire carajo, ma dal contesto direi qualcosa tipo, Accidentaccio quanto pesano, Fulmini e saette!
Gonfia ancora un po’ la gomma posteriore, poi mi fa due o tre raccomandazioni che non capisco.
Sarà qualcosa del tipo, cambia le gomme quando puoi.
Riparto.
Ormai tra deviazioni, sterrati e bucature, anche Porto Seguro é diventato un miraggio.
Mentre guido nell’oscurità ormai fitta, mi dico quanto sono stato fortunato a non bucare nella pista in mezzo al bosco o anche in uno dei tanti punti dove per decine di km non c’è nemmeno una casa.
Arrivo a Porto Seguro, un orribile affastellamento di negozi, bancarelle e caos.
Trovo un albergo carino e, mentre vado a cambiare i soldi, faccio la conoscenza di Paolo, di origini italiane, di Avellino.
Di cognome fa Troisi!
Domani sarà un’altra tappa incognita, andrò più avanti possibile, spero di riuscire a coprire una bella distanza!
Comq sei proprio di coccio.duro!!! Strano che poi hai bucato vero?!? Il tuo gommista…borrachero,ti ha esclamato un: perbaccooo!!!…ma.anxhe lui aveva uma.camera d aria nella pancia?!
Il lupo perde il pelo (e io l’ho perso quasi tutto ormai!) ma non il vizio!!
Il gommista aveva il Physique Du Rôle! 🙂
Evviva!
Sei stato davvero fortunato!
Meno male!!
E sí… davvero una gran botta di… fortuna!! 😉