Nel mezzo della pampa

La vicinanza dell’Argentina all’Italia é evidenziata da un oggetto presente in pochissime parti del mondo: il bidet!

Già di primo mattino il caldo é notevole. Per scambiare due chiacchiere, lo dico al portiere dell’albergo, che con noncuranza risponde: 

“Perché, hai caldo?”

Forza dell’abitudine…

Affronto la prima delle due tappe in cui dovrei attraversare la pampa da qui alle Ande. 

La monocoltura di abeti continua a perdita d’occhio.

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Il resto che non é coltivato a pini, é ridotto a un immenso prato rasato quasi a zero e pronti per la desertificazione.  

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I km trascorrono tutti uguali, ma comunque affascinanti per questa pianura che potrebbe continuare all’infinito. 
Le tracce dell’uomo sono sporadiche, più o meno ogni 40 / 50 km. 
Per il resto, il nulla : prati e abeti. 

Fa caldissimo, soffro con l’abbigliamento tecnico. Me lo da notare anche un ragazzo a una stazione di servizio. 

“Devi essere pazzo per metterti tutta quella roba con questo caldo”, mi dice mentre passa, senza salutare o sorridere. 
Lo guardo e, nemmeno a farlo apposta, ha un braccio completamente abraso da una caduta, sicuramente in motorino mentre era in T-shirt, come adesso. 

Vorrei farglielo notare, ma lascio perdere, anche perché non sono sicuramente uno di quelli fissati con l’abbigliamento tecnico. 

Mentre mi riposo, leggo I nomi sulla cartina dei posti che attraverserò domani. Sono tutti molto inquietanti: Pampa del Infierno (non serve traduzione, direi…), Rio Meurto (Fiume Morto), Monte Quemado (Monte Bruciato). 
Speriamo bene!!

Arrivo a Sáenz Peña, cerco un bancomat perché non ho più contanti. 
Come temevo, o non funzionano o hanno esaurito I contanti. 

Mi torna in mente la terribile crisi dei primi anni del 2000, quando il governo vietò il prelievo dei soldi dalle banche, per evitare un tracollo ancora più massiccio. Così la gente guardava impotente lo svalutarsi irrimediabile dei propri soldi, svaniti in una nuvola di fumo. 

Mentre sono alla caccia di un bancomat che funziona, vedo materializzarsi delle nuvole orribili.
Inizia a piovere a grandi gocce. 

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Fuggo dalla città, per fortuna in direzione opposta al Nero Che Avanza. 
Poi guardo la cartina. Sto andando nella direzione sbagliata. 

Devo andare verso la bufera. 

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Ne approfitto dell’errore per vestirmi ancora all’asciutto, poi affronto la bufera.

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Il vento é incredibilmente forte, la pioggia una cascata sulla testa. 

Dura una decina di minuti in cui vorrei fermarmi, ma non so dove, non ci sono tettoie o rifugi del genere. 

Attraverso e supero la tempesta, torno all’asciutto. 

Cerco l’albergo che ho prenotato su internet, ma non lo trovo. O meglio, trovo un cartello che indica ancora 5 km di distanza, su un sentieraccio sterrato. 

Chiedo conferma a delle persone ferme proprio vicino al sentiero. 

“Sì, dovrebbe essere lì, mon ci sono mai stato però… ma perché non vai a Pampa del Infierno, ci sono degli alberghi là”

“Ah sì?”

“Sì, c’è tutto, così ti porti avanti di 50 km visto che devi arrivare a Salta”

Aggiudicato! 

Mi rimetto in sella e percorro altri 50 km piacevolissimi, con una temperatura meravigliosa e la luce soffusa del crepuscolo. 

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A Pampa del Infierno trovo subito un albergo dignitoso.

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Peccato che anche il bancomat di qui, non funzioni con la mia carta. 

Ceno nella tavola calda del benzinaio a fianco: é un self service dove vendono il cibo a peso. Si riempie il piatto con quello che si vuole, da antipasto a secondo, si mette il piatto sulla bilancia e si paga un prezzo fisso al kg. 

Buona idea! 

E domani… Il resto della pampa, tra monti bruciati e fiumi secchi!

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2 pensieri su “Nel mezzo della pampa

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