Sono ancora senza soldi, per cui alle 8 sono già in banca.
É già aperta e sta servendo il numero 40. Io sono il 54.
Dopo un giro di giostra in cui devo tornare in albergo a prendere il passaporto, torno e mi blocca un responsabile, in giacca e cravatta, arrivato con comodo alle 8:30.
“Prima ho sentito che devi vendere degli euro, vieni che ne parliamo di là”, mi dice sottovoce, con aria da cospiratore.
Mi porta nel suo ufficio:
“Vedi, il mese prossimo devo andare a Londra, secondo te cosa mi conviene portare, gli euro o i dollari?”
Visto che devo cambiare euro e non dollari, gli rispondo con convinzione : “certamente gli euro, scherzi?! Gli inglesi li usano moltissimo”.
“Bene, grazie. Allora ti faccio il cambio ufficiale, senza commissioni, ok? Te li compro io privatamente, perché sai com’è, qui sono un funzionario di banca, se mi metto a chiedere ufficialmente degli euro…”
“Sì, capisco”, rispondo ansioso di avere I miei soldi per partire verso il Monte Bruciato, il Fiume Morto e tutti gli altri bei posti che mi aspettano.
Prende I soldi, li guarda e mi chiede:
“Sì, ma come si distinguono I falsi dai veri?”
Se anche glieli avessi dati falsi, non starei certo a dirglielo…
Si informa del mio viaggio, mi racconta che anche lui é motociclista, viaggia con gli amici, con le GoPro sul casco per filmarsi e tutto il resto.
Non so perché, ma penso a tutta la povertà che ho visto finora e poi vedo lui che salta con la telecamera in testa.
Nonostante I nomi terribili, la strada é piacevolmente verde come quella di ieri.
Una miriade di farfalle volano da una parte all’altra della strada, mai viste così tante!
L’unica cosa inquietante é che c’è il nulla tra un paese e l’altro: 60, 70, 80 km di vuoto tra un paese e l’altro.
Pensando ai nomi, immagino le sofferenze sofferte dai primi pionieri, venuti a installarsi qui, iniziando da zero.
Nelle ore di guida nel vuoto, la mente come sempre corre. Stavolta ripercorre tutto il viaggio, dai tre mesi dell’anno scorso a quello di adesso.
L’inizio in Cile, l’ingresso in Bolivia, il Salar, La Paz e le sue salite, il lago Titicaca, il Machu Picchu e la Valle Sacra e tutto il resto del Perú e delle sue meraviglie archeologiche.
L’Ecuador e la Colombia, con la loro natura esplosiva e le bellezze coloniali, l’atmosfera tesissima in Venezuela, l’ingresso in Brasile dell’Amazzonia e I cinque giorni in barca sul Rio delle Amazzoni.
E poi il resto del viaggio con Caterina, le spiagge, le Lençois Marañais, Jericoacoara e tutte le altre tappe fino a Recife.
E poi le ultime settimane di questa seconda parte, Salvador de Bahia, Barra Grande, le altre spiagge e posti di mare, Rio, le cascate di Iguazú.
E tutte le persone incontrate per caso, così come quelle finalmente conosciute dopo tanto tempo.
Ricordo tutto e lo ricorderò per tutta la vita. É stato ed é ancora un viaggio incredibile, di cambiamenti, di rivoluzione direi.
Alcuni prevedibili, anzi imprevisti, ma così é la vita.
Sto pensando a tutto questo, quando incrocio tre astronavi che viaggiano a velocità warp, missili terra terra.
Saluto dal basso della Pollita, felice di tutto il tempo che mi lascia per pensare e godermi il paesaggio 😉
Già dopo Sáenz Peña la strada si era ristretta, dopo Pampa del Infierno ancora di più, tanto che avevo pensato di aver sbagliato strada, senza riflettere che non ci sono altre strade!
Ma dopo Monte Quemado peggiora drasticamente. Un cartello avvisa che ci saranno buche per… 50 km!
Mi ritrovo così su uno dei classici asfalti esplosi e sbriciolati su cui mi sono trovato a viaggiare diverse volte, dal Turkmenistan, al Kazakistan, Siria, Albania ecc.
Sono costretto a legare meglio la tanica, che in una buca particolarmente dura si sfila e cade a terra, per fortuna senza rompersi.
Proseguo tra slalom e frenate improvvise, poi anche questi 50 km finiscono.
Peccato che quando finiscono, iniziano dei lavori in corso. Per I prossimi… 43 km!!
Totale, quindi, più di 90 km di buche e imprecazioni.
Dopo altre ore di guida, come un miraggio, si iniziano a vedere delle montagne all’orizzonte. Le Ande!!!
Mi verrebbe da gridare Terraaaaa!!! Tanto é incredibile vederle dopo così tanta pianura.
Affronto gli ultimi 150 km per Salta, quando a lato della strada vedo una macchina ferma. Due donne, madre e figlia, mi fanno cenno di fermarmi, con le mani giunte in preghiera.
Mi fermo, le aiuto a cambiare una gomma bucata. Pare che gli argentini non si fermino ad aiutare, anche quando sono delle donne sole!
Molto galanti…
Ci ripromettiamo di vederci nei prossimi giorni, vogliono sdebitarsi.
Proseguo la mia cavalcata solitaria verso Salta, che accolgo con un sospiro profondo: sono a pezzi ed é molto tardi.
Dopo aver trovato un albergo, vado a fare un giro a piedi nella piazza centrale, per allentare la tensione e far scorrere via l’adrenalina.
Sembra bella, la vedrò meglio domani o quando ci ripasserò nei prossimi giorni, lungo la via per il Cile!
L’asfalto espoloso dalla foto sempra l’asfalto ligure…
Ahahaha immagino!! 🙂
Ma l’Italia su questo non ha niente da invidiare a nessuno… le buche di Roma battono alla grande quelle di Kazakistan, Turkmenistan, Albania ecc ecc