Addio, Pollita

Mi alzo con relativa calma, Nicola é andato al suo terreno per delle cose da sbrigare, io inizio a lavare la moto. 

Mi accorgo che Nicola gli ha già dato una bella pulita, caso mai qualcuno chiamasse già di prima mattina. 

La lavo più a fondo, con affetto. Nella mia mente scorrono migliaia di immagini, si stacca e vola per tutto il Sud America, emozionata da tutta la bellezza vista. 

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Torna Nicola, diamo una pulita anche alla ruggine, sparsa ovunque dopo l’anno passato a Recife, a due passi dal mare e da tutta la salsedine che arrivava senza sosta dal mare. 
Ha un’ottima idea, di grattarla via con un sassolino. La ruggine che si vede, in realtà, quasi sempre é come un “fiore sbocciato” che parte da un’apertura minuscola sulla cromatura. 
Con il sassolino togli il “fiore” e rimane il buchino, che é microscopico. 

Andiamo al suo terreno, che ha fatto progressi enormi da quando lo vidi l’anno scorso, completamente vuoto. 

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Torniamo a casa per il pranzo, il pomeriggio passa aspettando chiamare che non arrivano. L’annuncio comunque é stato visto da più di 200 persone. 

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Abbassiamo ulteriormente il prezzo. 

Chiacchieriamo mentre Francesca compie due o tre miracoli su un po’ di cose che ho portato dal viaggio e che adesso sono ben rovinate per averle protette male. 

Nicola cambia nuovamente l’annuncio e trova la formula giusta: scrive che il prezzo così basso vale solo per oggi perché il proprietario deve tornare in Italia.
Se oggi non si vende, il prezzo torna normale perché non ci sarebbe più fretta. 

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Iniziano ad arrivare le prime chiamate. Un paio non hanno nemmeno il credito per telefonare, non perdiamo tempo a richiamarli. 

Chiama un altro, la voce non convince troppo Nicola, lui invece sembra molto interessato. 
Vuole venire stasera a vederla. 

Finiamo di mangiare e quasi non ci pensiamo più, quando richiama. Sta cercando la strada, é qui intorno. 

Alla fine, trovano la via che ormai é praticamente buio. Meglio così, la ruggine si vedrà poco.

Sono in tre: padre, figlio e il classico amico “esperto di moto”, che si produce nella prova universale qui in Sud America e cioè delle gran sgasate col motore in folle, fino al fuori giri. 
Tra l’altro a motore freddo, perché é già qualche ora che é spento e col freddo che fa…

Mi fa male il cuore perché non serve a nulla questa prova, se non a farlo rompere per davvero il motore, progettato per salire di giri molto più lentamente, con la velocità della moto e non così, senza ostacoli. 

La guardano, ma ormai non si vede quasi più nulla nell’oscurità.

“Posso fare un giro?”, mi chiede quando s’è stancato di accelerare a vuoto. 

“Va bene, non ci sono problemi!”

Fa qualche giro nel comprensorio dove abita Nicola. 

Non é ancora soddisfatto però: “Posso farlo fuori? Qui non riesco nemmeno a prendere velocità…”

“Ma ce l’hai la patente??”, chiede Nicola preoccupato. 

Pare ce l’abbia, esce e scompare all’orizzonte. 

Rimaniamo a parlare con padre e figlio. Vengo così a sapere che la moto é il regalo di Natale per il figlio, visibilmente emozionato. 
La situazione già mi piace di più, immagino che gli vorrà bene, spero anche MOLTO bene; non sarà ad esempio una moto da lavoro come si era prefigurato quando c’era l’ipotesi di venderla al garzone di un ristorante di sushi. 

Il padre tira sul prezzo, non gli interessa molto che gli sto dando anche il casco e un po’ di ricambi, come camera d’aria, cavi di freno e frizione, gomme abbastanza nuove e ottime, batteria nuova eccetera. 
Alla fine ci accordiamo per 650 mila pesos, più o meno 800 euro.

Mi chiede cosa ci facevo con la moto, mi fingo muto. Lui sorride e insiste. 
Mi chiede se ci ho fatto qualche gita. Di nuovo mi fingo muto, balbetto qualcosa. Nicola é meno omertoso e ammette qualche gita fuori Santiago…
Cala il silenzio. 

Per fortuna dopo qualche minuto torna l’esperto. É soddisfatto :

“L’ho tirata fino a 110!”, annuncia trionfante. 

Gli tirerei un ceffone, ma lo tengo per me; Nicola più civilmente si informa dove diavolo é riuscito a tirarla fino a quella velocità, visto che le strade intorno non lo permettono. 

Ci diamo appuntamento per l’indomani alle 11 in un posto dove c’è un registro civil, che si occupa anche dei passaggi di proprietà. 

Sto per perdere la Pollita, é questione di ore ormai. 

9 pensieri su “Addio, Pollita

  1. La moto In queste foto sembra quasi nuova!
    Hai dimenticato di dire che i tre sono venuti a vedere la moto di sera, con poca luce e non hanno visto tutta la ruggine delle ruote e del serbatoio 😉

    PS Questa storia del terreno la capiamo solo io e te eheheh

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