La magia del Mekong

Mi sveglio all’improvviso. Sento dei rumori in lontananza. É ancora notte profonda, si capisce dal buio assoluto nel quale sono immerso.Poi realizzo, sono tuoni. Sempre più frequenti, sempre più forti.

In breve il mondo attorno a me viene squassato da una tempesta di fulmini e tuoni, potenti come esplosioni. Evidentemente cadono molto vicino.

Guardo l’ora. Le 5:45. Troppo presto per svegliarmi, troppo sveglio per riaddormentarmi.

Mi viene da ridere pensando che avevo deciso di iniziare dal nord, perché a sud pioveva… e invece da quando mi sono mosso verso nord, sto prendendo acqua. 

Finalmente mi riaddormento cullato da una piove scrosciante che non accenna a diminuire. 

Quando mi risveglio più tardi, però, é tutto finito ed è tornato il sole. 

Scendo tardi, oggi come colazione solo un cocco a bordo fiume. Sotto di me, un barcone ormeggiato da cui viene una musica ad alto volume. Cantano.

Ne approfitto per dare un’occhiata alla guida e capire cosa c’è da vedere. 

Alla fine vado verso la fine della penisola su cui sorge il centro storico di Luang Prabang, vicino al punto in cui il fiume Nom Khan finisce nel Mekong. 

Lì sorge uno dei templi più conosciuti della città, il Xien Thong. 


Mi aggiro tra la miriade di templi e tempietti, con decorazioni le più diverse: mosaici di pietre riflettenti, affreschi, incisioni. 


All’interno le immancabili statue del Buddha nelle posizioni più diverse, con sotto cataste di offerte e donazioni.


In uno di questi si trova un grande gong. Un gruppo di giapponesi lo osserva da vicino, poi mentre stanno per andare via, il custode si avvicina e, semplicemente accarezzando la parte rigonfia centrale, provoca un suono e una vibrazione sempre più forti, quasi assordante.  
Siamo tutti stupefatti. 

I giapponesi si mettono in fila per provare, io con loro. A turno provano ad accarezzare il gong, ma nessuno riesce a tirare fuori il minimo suono.

Arriva il mio turno. Non so bene come, dopo qualche secondo la vibrazione ed il suono partono e si amplificano. I giapponesi lanciano gridolini di stupore e ammirazione, come se avessi fatto chissà cosa.

Uscendo vengo fermato da un tipo che mi propone un giro in barca sul Mekong. 

“Mah non so, quanto costa ? “, chiedo poco convinto della cosa. 

“150.000 kip”, risponde, pari quasi a 20 euro, una follia visti i prezzi di qui.

“Ma no, troppo ! “, esclamo ricominciando a leggere la guida. 

“Oggi é un giorno buono per vedere il tramonto, domani piove ! ”

“D’accordo, ma é sempre troppo ! ”

“120.000 allora… con birra Lao inclusa nel prezzo ! “, rilancia. 

Contratto ancora un po’ e arriviamo a 100.000.

“Allora ci vediamo più tardi, alle 17 qui”, mi dice. 

“Ok! A più tardi ! “, ci stringiamo la mano e proseguo la passeggiata.

Passeggio per il centro storico, é meraviglioso. Una delle città più belle dove sia mai stato, per la bellezza delle abitazioni, la magia dei templi, la suggestione del luogo, sulle rive del Mekong, così evocativo.

Entro in alcune botteghe artigiane, dove producono in una oggetti con carta di riso fatta a mano, nell’altra vestiti, arredi per la casa, zaini e altro riutilizzando delle tele tradizionali delle minoranze del nord del paese. In quest’ultimo, purtroppo, i prezzi sono più che europei: un “runner” da tavola 85 dollari, un copricuscino 30, uno zaino 60 e così via. 

Passo da un tempio all’altro, sono tutti simili, ma tutti diversi e la bellezza delle case, dei templi, l’aria profumata per gli onnipresenti frangipani, la natura tropicale donano all’insieme un’atmosfera da favola.

In quello che si definisce un centro di meditazione, vedo un monaco che parla affabilmente con una ragazza dall’accento americano. Lei é carina e mi sembra lo guardi con interesse… non proprio spirituale. Il monaco parla in un inglese piuttosto buono.


Entro nell’ennesimo tempio, mi trovo davanti a una scena quasi macabra. Una statua di cera di un monaco sotto una teca trasparente con delle anziane che lo pregano inginocchiandosi fronte a terra. 


Subito a fianco, invece, il non plus ultra del prosaico, l’ennesima selfie maniaca che si riprende in tutte le pose possibili di fronte alla schiera di Buddha e offerte.


Poco lontano, in uno degli edifici inclusi nei templi, dove ci sono sempre diverse strutture (la pagoda sacra, chiamata sim, che ospita la statua principale del Buddha, poi altre pagode, poi uno o più reliquiari chiamato stupa, le case dei monaci, librerie, scuole… sono delle piccole comunità nella comunità) , scoppio a ridere vedendo una lavagna da scuola con delle frasi in inglese tradotte in Lao:
“Non sono abbastanza per te”, “ho intenzioni serie con te”, “non vedo nessun altro”.




Forse queste conversazioni non sono solo platoniche. E d’altronde il celibato degli officianti é una caratteristica solo di alcuni riti della religione cristiana, nemmeno di tutti.
In un’altra pagoda, a conferma del movimento che c’è, trovo un altro monaco che parla con un’altra ragazza. Lei le chiede cosa mangia, quali verdure. Esco subito perché il tempio é molto raccolto e da come si parlano e guardano, mi sento di troppo. 

Sento una serie di piccole campane che suonano, poi dei colpi di gong regolari che provengono da un tempio vicino. Sono le 16, probabilmente un rito di fine giornata. 

Vado e trovo dei giovani monaci che suonano il grande tamburo sospeso che si trova sempre in una piccola torre in tutti i templi, a fianco un altro monaco che suona due gong e un terzo che suona dei piatti.



Il risultato é un ritmo coinvolgente, una musica “ambient” che si potrebbe tranquillamente ballare in un club europeo!
Girando trovo un istituto francese, finanziato dalla Repubblica francese. Il primo segno tangibile di quello che fu il paese colonizzatore del Laos tra l’800 e il ‘900.

Tengono corsi di lingua e cultura francese. Sono le 16 passare da poco e una ventina di ragazzi sui 10/12 anni stanno ancora facendo lezione.

Inizio a tornare verso il tempio di stamattina per il giro in barca sul Mekong, ormai ho dato la parola.

Raggiungo il fiume per tornare guardando questo imponente nastro scuro, limaccioso che si snoda per migliaia di km.

Vengo fermato da un tipo:

“Giro in barca?”

“Sì, ma ho dato la parola con un altro vicino al tempio Xieng Thong!”

“Ok, ma puoi farlo con me”, ribatte.

“Ma no, ho preso l’impegno… quanto chiedi?”

Parte subito da 100.000 con birra, sa che deve giocare il tutto per tutto. 

“Ah, come l’altro! Dai, devo andare, altrimenti arrivo tardi ”

“Ok, 80mila, sempre con birra ”

“Ho dato la parola, sarebbe scorretto ! ”

“Saresti il primo della giornata, ho quella grande barca là “, e mi indica una delle tipiche imbarcazioni che si vedono qui, strette e lunghissime. 

Proseguiamo ancora un po’, poi me ne vado, tra mezz’ora ho l’appuntamento e vorrei passeggiare ancora un po’. 

Entro ancora in altri templi, sono numerosi quasi quanto le chiese a Roma !





Alla fine mi avvio deciso verso il luogo dell’appuntamento, sono in ritardo e il sole scende velocemente, il tramonto é vicino. 
Il tipo di prima mi affianca in scooter, mi ha seguito!

“Allora, vieni ?!”

É tardi, sono lontano da dove devo arrivare, mi sento scorretto, ma mi dico che forse se ne farà una ragione e rispondo ok.

Il tipo é molto contento, mi fa salire sullo scooter e arriviamo al punto del lungofiume dove ha la barca.

Mi chiede la cifra pattuita, 80mila kip e va a comprare la birra, una bottiglia grande per me e una per lui. Mi ringrazia e ripete che sono il primo e l’unico della giornata. 

Scendiamo sulla ripida e fangosa riva del Mekong. É occupata interamente da piccoli orti ben tenuti. 


Inizia il giro, sono felice di aver accettato perché la vista dal fiume é molto bella, tutta un’altra prospettiva. Mi accorgo che in alcune di queste barche ci vivono intere famiglie.
Risaliamo per un lungo tratto, poi scendiamo a motore spento, nel silenzio del grande, maestoso fiume.

Il sole scende, il magico momento del tramonto si avvicina. Ci sono altre barche con dei turisti a vedere il tramonto, comunque poche, saremo tre, massimo quattro. 

Il sole scende alle spalle di alcune colline sull’altra riva del fiume, riflettendosi sulle acque e sulle nuvole. L’atmosfera é magica.


Mi fa scendere su una piccola piattaforma in plastica, poco più a valle di dove abbiamo iniziato il giro. 
Mi fermo a guardare ancora un po’ lo spettacolo di luce e riflessi, facendomi prendere dalla suggestione del momento.


Arriva un’altra barca che da scendere due turiste giapponesi. Il tipo che guida la barca ha una faccia conosciuta, ma non riesco a ricordare dove l’ho visto.
“Hai fatto il giro ? ”

“Sì, bellissimo, appena finito!”, rispondo pensando che volesse propormi un giro a sua volta.

“Perché non sei venuto da me? Con chi l’hai fatto ? “, mi chiede con il viso teso, irritato.

Il tipo di stamattina !!

“Era tardi, ero molto lontano dal tempio, scusa…”, cerco di giustificarmi.

“Avevi detto che l’avresti fatto con me… quanto hai pagato?”

“80mila…”

“Ah ecco, ho capito, questione di soldi  “, esclama chiudendo la conversazione senza darmi possibilità di replica. Si  allontana sul fiume, accelerando il motore della grande barca.

Rimango a godere degli ultimi bagliori, cullato dal canto dei grilli, osservo le ultime pennellate di colore sulle nuvole e sull’acqua che scorre veloce. Magico.

É in momenti così intensi ed emozionanti che mi capita di ringraziare Dio o chi per lui, per tutto questo, per tutta la bellezza che riesco a vivere.

Ormai é completamente buio, ‎uso la luce del telefono per tornare nel mondo reale.

Torno in albergo per una doccia veloce, ma… crollo addormentato ! 

Mi riprendo che é già tardi, le 20 passate. Esco di nuovo per mangiare qualcosa, i templi sono illuminati. Vedo dei monaci ridere guardando un video su uno smartphone. 

‎Mangio una cosa veloce e mi lancio in una lunga passeggiata notturna. L’aria é calda, accogliente. 

Forse mi fermerò un giorno in più.

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2 pensieri su “La magia del Mekong

  1. Sei instacabile: ti addormenti crollando di stanchezza ma ti rialzi e vai; ti riaddormenti e ti rialzi per andare di nuovo.

    Che paesaggi!

    Poi ho notato anch’io la ragazza che guardava il monaco con un po’ di malizia; secondo me lei… 🙂

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