Mi sveglio nella pace assoluta: il sole che scalda, il fiume che scorre tranquillo a pochi metri, qualche attività artigianale dall’altro lato del villaggio, le grida dei bambini che giocano riecheggiano nella valle.
Decido così di fermarmi qui. Per capire cosa c’è da vedere e fare, vado in un’agenzia turistica che avevo visto ieri.
Dopo aver ascoltato le varie alternative, scelgo una gita fino a un villaggio più a nord lungo il fiume, a un paio di ore di navigazione.
Siccome sono da solo, essendomi mosso tardi (“I gruppi sono partiti alle 9!”, mi spiega il ragazzo dell’agenzia), pago di più. In compenso, però, ho una barca tutta per me.
Mentre il ragazzo dell’agenzia mi accompagna in scooter alla barca, chiacchieriamo un po’.
“Sei sposato ? “, mi chiede mentre scendiamo la scoscesa riva del fiume, facendoci largo tra le piante.
“No, e tu?”
“No, ma mi voglio sposare”
“Quanti anni hai?”
“24”
“Sei giovane per sposarti!”
“No, qui in Laos i ragazzi si sposano tra u 20 e i 22 anni… ”
“Quindi sei vecchio per il matrimonio ”
“Esatto… vorrei sposarmi l’anno prossimo… devo risparmiare per comprare la donna”
“In che senso comprare la moglie?”
“Nel senso che la devo comprare dal padre. In Laos si usa così ”
“Ah. E quanto costa ? “, gli chiedo sempre più incuriosito.
“Qui tra i 10 e i 15 milioni di kip, dipende da com’è la ragazza. In città però costa molto di più. Ah e poi lo sposo deve comprare un bufalo da uccidere per il pranzo”
Faccio i conti, in euro sarebbe tra i 1100 e i 1600 euro.
Se penso ai costi dei pranzi o cene di nozze che da noi spesso (sempre?) paga la famiglia dello sposo, non é nemmeno tanto…
Arriviamo sulla riva fangosa del fiume, la barca é già lì che mi attende con il favoloso barcaiolo che sembra uscito direttamente da un cartone animato giapponese degli anni ’70.
La barca é quella classica strettissima e lunghissima. Sembra un kayak e infatti sfrutto le nozioni di equilibrio che avevo imparato proprio durante i tanti anni di kayak fatti sul Tevere a Roma.
Quello che dall’alto sembrava un fiume tranquillo, in realtà si rivela pieno di mulinelli e correnti che tirano in tutte le direzioni.
Il mio anziano Caronte conduce con maestria, rimbalzando da una riva all’altra a seconda delle correnti, affrontando le onde o assecondandole.
Il fiume é trafficato: barche di persone che si spostano tra i villaggi, a volte carichi di roba da riempirne una intera da soli, poi pescatori, gente che vive lungo il fiume, bambini che giocano.
Mentre risaliamo la corrente in un punto tranquillo sottocosta, il motore di spegne all’improvviso.
Benzina finita.
Per fortuna é successo in un punto tranquillo ! Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se fosse successo nel mezzo di un mulinello o di un incrocio di correnti che afferravano la barca anche quando ha il motore.
Svuota la tanica che aveva portato e ripartiamo con un nuovo ospite a bordo.
Un bel ragno che impaurito inizia a saltare da tutte le parti. Finalmente riesco a farlo salire sul piccolo remo di servizio e a scaraventarlo in acqua.
Fiancheggiamo colline e montagne coperte ancora dalla foresta, un intreccio di alberi fittissimo ed affascinante nella sua primordialità .
Osservo gli alberi dritti, alti, dal tronco liscio e senza rami se non nella parte più alta, per evitare di disperdere le energie con rami che sarebbero coperti dalle altre piante più alte. Meglio concentrarsi sulla chioma.
Il Laos, per quello che sto vedendo, é un paese con diverse aree ancora selvagge ed essenzialmente disabitato.
Dopo due ore di navigazione arriviamo finalmente nel paesino più lontano del mio itinerario. Lascio il mio amico barcaiolo parcheggiare la barca e risalgo la riva del fiume per andare a visitare il villaggio.
Buona parte della spiaggia e della parte sotto al villaggio stanno venendo stuprati da due caterpillar.
“I cinesi…”, mi spiega il tipo che mi sta accompagnando in paese, “stanno costruendo un generatore elettrico poco più a monte.
Risaliamo la riva per entrare nel paesino.
Compro dei foulard da un paio di donne differenti, ma come capita sempre in questi casi, le altre quasi si offendono.
Non ho mai visto tanta gente tessere la seta, praticamente tutte le famiglie hanno una donna che fila tutto il giorno, con le opere prodotte esposte subito a fianco.
Il villaggio é molto bello, le case sono ancora tutte del tipo tradizionale, in legno e bambù intrecciato.
Ripartiamo, tornando a valle vengo Nong Khiaw.
L’aria é calda e profumata, meraviglioso.
A un certo punto il barcaiolo mi tocca sulla spalla. Mi giro e vedo che sta mangiando dei pezzetti di carne essiccata da dentro un sacchetto e dello sticky rice da un altro sacchetto. Me ne offre un po’, accetto volentieri perché ho fame.
É carne affumicata, molto buona.
Ci fermiamo per qualche minuto in un altro paesino, Muang Ngoi Neua.
Questo é già molto turistico con guesthouse e ristoranti. Nonostante sia abbastanza isolato, é pieno di turisti.
Il motivo é semplice : é riportato sulla Lonely Planet, che ormai ha il potere di massificare e banalizzare qualsiasi località. Quindi anche qui, nel cuore rurale del Laos, si può trovare un bar che serve cocktail 2×1 durante l’happy hour. E poi guesthouse con birre di tutti i tipi e così via.
Ripartiamo e sogno e rifletto un po’ sulle tante persone che vedo sulle rive, arrivate da piccoli villaggi invisibili o da abitazioni isolate.
Si lavano, giocano, portano gli animali a bere e così via.
Purtroppo la magnifica gita e anche la giornata sono al termine.
Saluto il mio sensei sotto al pilone del ponte dove mi ha preso qualche ora prima.
Salgo sul ponte per godermi il tramonto nella meravigliosa cornice del paesino che inizia ad illuminarsi sulle due sponde del fiume.
E domani, verso il Vietnam!
Devo trasferirmi lì lungo il fiume Ou!
Con 1100, anzi, 1600 € (così scelgo bene), compro e ho risolto, poi per il bufalo da uccidere per pranzo si vedrà poveraccio… magari facciamo 2000 tutto senza bufalo.
E non lo so come funziona senza bufalo. Chiedo e ti faccio sapere
Che meraviglia!!! Anche tu hai un’altra faccia !! 😉
Grazie 🙂
Ma magari é solo la barba che fa un altro effetto 😀
Si quella l’avevo notata e ti sta molto bene, ma mi riferivo al fatto che hai la faccia distesa nonostante le poche ore di sonno ;P
Baci
Grazie! 🙂
Quando sto in viaggio sto sempre bene… di testa dico, visto che a volte mi ammalo 😉