Delle voci mi strappano al sonno.
Non capisco bene, impiego qualche minuto per riprendere conoscenza, poi realizzo che i megafoni attaccati ad alcuni pali nella cittadina (come avevo visto anni fa in Russia e negli altri paesi dell’ex Unione Sovietica), stanno mandando una voce a tutto volume.
Sono le 6 del mattino.
Parla parla parla, poi ogni tanto c’è un’interruzione come di pubblicità con una voce femminile e della musica, ma dura solo pochi secondi e poi di nuovo la voce di prima, che parla senza interruzione.
Siccome é la prima volta che capita una cosa del genere da quando sono qua, inizio a cercare delle notizie di colpi di stato o altre informazioni che possano spiegare tale tortura.
Apparentemente non é successo nulla.
Già normalmente le voci che vanno così, più o meno incontrollate, come quella della televisione, mi danno molto fastidio. Ora che vorrei dormire, mi infastidisce ancora di più, non so dove sbattere la testa per sfuggire a questa tortura di questa voce incomprensibile mandata a tutto volume.
Così come era iniziato, all’improvviso finisce e torna il silenzio. Più o meno, perché intanto il paese s’è svegliato.
Sono le 7 e mezzo.
In quest’ora e mezzo in cui cercavo articoli sul Laos, ho scoperto che per guidare la moto, dovrei avere la patente di guida laotiana, che si ottiene a vista e costa circa 10 euro.
Buono a sapersi, dopo dieci giorni che sono qui e guido tranquillamente senza averla.
Però nessuno me l’ha detto né l’ho letto da altre parti, quindi o é falso o non è fondamentale.
Dormo ancora un po’, poi faccio colazione finisco di preparare me e la moto e alle 10:30 sono in sella.
La strada si snoda tra montagne alte e aguzze come aculei. Spesso fiancheggio torrenti o piccoli fiumi.
In molti dei paesini che attraverso stanno mettendo dei cereali ad essiccare.
I villaggi sono poveri, essenziali.
Dal numero di animali (mucche, tori, capre, maiali e una miriade di volatili da cortile quali galli e galline, papere, oche, tacchini e così via) e dagli orti che sono un po’ ovunque, si capisce come vivano ancora di un’economia di sussistenza che potrebbe andare avanti così da secoli, ancora per … chissà quanto.
Sono sfiorato da diversi temporali, in un’occasione mi prende, ma riesco a fermarmi in tempo, prendo solo poche gocce.
Visto quanti temporali stanno girando in cielo e inondando diverse zone, preferisco comunque mettermi la cerata.
Attraverso un paesino durante l’uscita da scuola. Anche stavolta, decine di ragazzi e ragazze si riversano nella strada. Molti a piedi, alcuni a bicicletta, pochi in scooter.
I chilometri passano abbastanza velocemente, nonostante la strada sempre in cattive se non pessime condizioni, con buche profonde nell’asfalto e una sequenza costante di frane e smottamenti.
Non mi rendo conto di andare incontro ad un temporale che si muove molto velocemente verso di me. Mi fermo alle prime gocce, ma in pochi secondi mi investe con la sua potenza tropicale.
Faccio in tempo a rimettermi la cerata che avevo tolto poco fa, senza bagnarmi troppo.
Stavolta non c’è nessun posto, paesino o tettoia dove potermi rifugiare. Decido di affrontare il nubifragio e proseguo senza fermarmi.
Piovea dirotto per una mezz’ora buona, la moto si comporta bene e vado senza troppi problemi.
Arrivo per le 16, un’ora decisamente inconsueta per me, alle meta di oggi, Vieng Thong.
Il paesino é circondato da risaie e campi di grano, magnifico.
Anche se il paesino in sé, in realtà, é piccolo e non particolarmente interessante.
Trovo una pensione e vado a fare un giro.
C’è ancora il mercato, dove vendono carne, pesce, verdura.
Vado a godermi il tramonto sul ponte all’ingresso del paesino, bevendo un’acqua di cocco. Un momento di grande serenità, che non sono l’unico a concedersi.
Assieme a me, a qualche metro di distanza, dei giovani del posto, che pure questo spettacolo lo vedranno tutti i giorni.
Prima di tornare in albergo, mi arrampico su una collina perché dal bassoho visto una specie di tempio. Realizzo che sono giorni che non vedo templi, peccato!
Questo non é un tempio, ma solo un monumento al dirigente comunista di turno.
Pur essendo un paese comunista, però, a parte qualche bandiera con falce e martello appesa qua e là, non ho visto altre manifestazioni di propaganda come negli altri paesi dove sono stato in passato, dove si vedevano in continuazione statue, busti, monumenti, cartelloni, murales e quant’altro.
Tramonta e sto morendo di fame.
Per cena vado in un ristorante, dove trovo un ragazzo che viaggia solo. Ha 30 anni, é francese.
Sta tornando in Francia, dopo aver lavorato per tre anni e mezzo in Indonesia. E prima ancora un anno e mezzo in Vietnam.
Anche lui voleva affittare una moto quando é atterrato a Luang Prabang, ma ha rinunciato quando anche a lui hanno chiesto di lasciare il passaporto come garanzia.
Parliamo di viaggi, anche lui adora la moto e quando viveva in Vietnam ha girato molto con una piccola moto 125, quasi ogni week end. Vorrebbe comprare una moto in Vietnam e fare un giro tra Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia eccetera.
“É facile comprare una moto in Vietnam?”, gli chiedo incuriosito.
“Sì, facilissimo, paghi ed é tua!”
“E i documenti ? Sono a tuo nome ? ”
“No, lì funziona che il libretto ha solo il nome del primo proprietario, poi basta. Chi ha il libretto, é automaticamente il proprietario. ”
Questo mi fa pensare, per la prima volta da quando sono partito, che sono senza il minimo documento della moto.
“Vabbè, però hai il contratto di affitto della moto, no ? “, mi dice per tranquillizzarmi.
Eh bella domanda… non mi ricordo assolutamente di aver preso nessun foglio, ma forse ricordo male.
“Con cosa leghi la moto ? “, mi chiede.
“Con nulla, perché ? ”
“Perché a me hanno rubato lo scooter che avevo affittato in Cambogia e ho dovuto ricomprarlo all’agenzia di noleggio! ”
“Ah, merda!”
“Non hai paura che te la rubino?”, mi chiede con stupore.
“No, sinceramente no”
“Ok, comunque se vuoi ti do la catena che avevo comprato con l’idea di affittare la moto… ma visto che non l’affitto più, te la do volentieri ”
“Grazie ! ”
Sorrido pensando alle differenze tra me e lui: io con la certezza di affittare, non ho nemmeno pensato alla catena. Lui, col dubbio di affittare, ha comprato la catena.
Però lui prima ha avuto la brutta esperienza.
É un semplice cavo con serratura a codice numerico, ma forse servirà per evitare il furto banale, di quello che passa per caso e vede la moto ferma e incustodita.
Sarà, ma mi sembra impossibile che possano fare una cosa del genere qui in Laos, é un posto molto tranquillo. C’è tanta povertà, ma la gente é dignitosa e ognuno ha qualcosa. Per esempio non ho ancora visto un solo mendicante, nemmeno nelle grandi città come Vientiane e Luang Prabang.
In ogni caso accetto l’offerta, male non fa.
Vado a dormire presto, domani mi attende una tappa più lunga delle altre, per arrivare quasi al confine con il Vietnam.
mi sono persa! quindi sei in Vietnam?
Sempre e solo Laos! 🙂
Vietato perdersi.
E’ permesso comprendere.
Vietato eccepire.
Segui qui, fatto da Remo 🙂
https://goo.gl/WG3dbt
questa gente strana che si organizza con catene e magari patenti dedicate…mah!!
Grande Nelik, ti seguo sempre…cerca di rimanere asciutto che mi pare che il cielo non prometta bene! alla prossima
Cioè questa gente che si informa e si prepara prima!! Dove andremo a finire, io non ho parole, veramente…
“Sorrido pensando alle differenze tra me e lui: io con la certezza di affittare, non ho nemmeno pensato alla catena. Lui, col dubbio di affittare, ha comprato la catena.”
Questo pensiero è fantastico! qui sono le 4 am quasi, e con le risate che ho fatto per la frase ho svegliato il tizio che abita sotto a me, mi ha appena bussato con una scopa credo.
Non farti cacciare per colpa mia!! 😀