A Paracas, nel segno della vigogna

Avrei potuto dedicare questa giornata alle incredibili Linee di Nazca o ad una delle più belle strade che abbia mai percorso, però … le vigogne sono splendide e protette, per cui la dedico a loro.

Mi metto in moto abbastanza presto, con addosso quella sensazione morbida di sonno non ancora passato del tutto. L’aria è fresca e il cielo azzurro brillante. Metto nel casco uno degli album che preferisco di Paolo Conte, Paris Milonga, che inizia con la meravigliosa Alle prese con una verde milonga.

” La vera musica, che sa far ridere,
e all’improvviso ti aiuta a piangere”
(tratto da “La vera musica”, contenuta in Paris Milonga, Paolo Conte)

Uscendo da Puquio la strada si riporta in quota, per non perdere l’abitudine all’alta montagna.

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Percorro altre gole e supero altre montagne, finché non arrivo a un centinaio di km da Nasca, dove si trova l’area protetta Pampa Galeras, santuario delle splendide vigogne. La moto è a pieno carico e oggi mi aspettano diverse cose da fare, però una breve escursione non me la nego.
Già lungo la pista ne incontro diverse, in lontananza ne intravedo molte altre. Sono bellissime e nemmeno troppo spaventate dalla mia presenza, anche se comunque, per sicurezza, si allontanano in tutta fretta.

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Torno sulla strada principale ed inizio la lunga discesa verso Nasca. Mi ritrovo così su una delle strade più belle, scenografiche, emozionanti e divertenti che abbia mai percorso. Inizia prima con il percorrere una stretta gola, con un piccolo torrente sul fondo, poi abbandona la gola e si apre da un lato su una duna di sabbia altissima e dall’altro su una serie di montagne che si rincorrono fin oltre l’orizzonte. La strada prosegue poi con una serie infinita di tornanti, fino ad impegnarsi a superare l’ultima serie di basse ma tortuosissime colline prima della piana dove si trova Nasca.

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Strada spettacolare che mi fa vivere uno di quei momenti di esaltazione in cui ritrovo conferma della superiorità assoluta del viaggio “on the road”, per vivere e scoprire al 100% i posti che si visitano e della moto come IL mezzo per eccellenza, che unisce il divertimento della guida “fisica” alle emozioni dell’immersione totale nel paesaggio circostante.

Atterro a Nasca dopo decine di km di curve e tornanti e passo di fronte al sito archeologico sugli acquedotti. Mi aspetto il classico acquedotto romano ad archi, invece mi trovo davanti a delle buche elicoidali, ricordano il guscio delle lumache, sul cui fondo scorre l’acqua, limpida e cristallina.
Quando arrivo, una giovane insegnante sta cercando di catturare l’attenzione di una quarantina di bambini che pensano a tutto, tranne che all’antico acquedotto di Nasca.

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Dopo un paio di settimane riprendo la Panamericana che avevo abbandonato in Cile e vado verso Lima.

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Purtroppo la cartina è sbagliata e devo tornare a Nasca per andare all’aeroporto e provare a guardare le Linee di Nasca dall’alto. Questo errore mi costa 50 km in più, anche se riesco brevemente a visitare il museo dedicato a Maria Reiche, che studiò le linee per tutta la vita.

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Vado all’aeroporto, non sono nemmeno sceso dalla moto che vengo accalappiato da un impiegato (tra le proteste di quello di un’altra agenzia, arrivato un istante dopo) di una delle 9 agenzie turistiche che organizzano il volo aereo sopra le linee.

“Quanto costa il volo?”, chiedo al tipo.

“250 soles”

“Facciamo 200”

Mi guarda come se l’avessi offeso, poi rilancia:

“230 solo perchè sei tu!”

“Vabbè, 220 …” contropropongo.

“OK … sei un buon contrattatore eh?!”

Insomma … anzi, proprio no.

Sono le 16 e ancora non ho mangiato, mi metto in pari con due empanadas di carne e una Inca Kola.

Finalmente si parte e per la prima volta in vita mia salgo su un trabiccolo mono-elica. L’aereo non mette a proprio agio, è microscopico e leggerissimo, basta uno starnuto e si muove tutto.

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Decolliamo e il pilota, per far vedere bene le figure sia a chi è seduto a sinistra, chi dall’altro lato, vira vorticosamente  e si mette quasi in verticale. Tre o quattro giri ed ecco il mio stomaco chiedere pietà, per poi minacciare di cacciare fuori tutto quello che ho mangiato.

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(la Balena)

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(l’Astronauta)

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(la Scimmia)

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(il Cane, è in verticale, sulla sinistra)

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(il Colibrì)

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(il Ragno)

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(il Condor)

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(l’Albero)

Il mio stomaco è ormai allo stremo quando il pilota propone un fuori programma, sorvolare … li acquedotti di Nasca! Tutti sono entusiasti, tranne me, visto anche che li ho già visitati!

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Comunque, concentrandomi su un punto all’orizzonte riesco a resistere, poi finalmente il volo finisce con un atterraggio perfetto, tra l’altro.

Riprendo la Panamericana che ormai è il tramonto e chiudo la giornata al buio, come al solito.

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La strada è lunga, ma anche questa finisce, arrivo al bivio per Paracas, la strada punta al mare e me ne accorgo dal profumo di salsedine che sento nell’aria. Mi butto nel primo ostello che trovo e, un istante dopo, a letto, sono stanchissimo.

Domani, voglio visitare le isole Ballestas e non so cos’altro, vediamo cosa succede!

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7 pensieri su “A Paracas, nel segno della vigogna

  1. Se ti riesce, torna (non ricordo quanto) indietro per Huacachina.. a meno che di oasi e dune di sabbia altissime tu non ne abbia già abbastanza!! 😉
    E.. portati un cappello, alle Ballestas.. guano ovunque, soprattutto dal cielo alla.. testa!! 😉

  2. Amico Fabio……ho una bellissima sorpresa per te….oltre quelle che mi regali ogni giorno….sono il felice possessore di un altra moto, ma stavolta con le ali 😉 ti contatto in privato e te la faccio vedere …. cmq il “cretto” di Burri che hai appena postato come immagine del sito non ha paragoni, al cospetto di quelli del grande maestro….
    Suerte amico

    • Ahahaha!! M’hai beccato … La tanica che porto sulla sella in realtà é piena di Inca Kola!! 🙂

      E mò che sto in Ecuador posso bere soltanto i succhi naturali (slurp! Solo oggi me ne sono fatti quattro 🙂 perchè la Inca Kola non arriva 😦

  3. Pingback: La bellezza della Natura | Nelinkas

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