Anche oggi mi sveglio intontito, non mi sento riposato. Come al solito prendo il telefono e leggo le mail.
DOCCIA FREDDA dal Cile: Nicola mi dice che il passaggio di proprietà da lui a me è stato respinto!! Panico, e ora??
Salto sul letto e inizio a chiedermi cosa posso fare. Penso che devo approfittare di essere a Lima per chiedere ai consolati dei Paesi che mancano, se i documenti che ho sono sufficienti per entrare. Mi viene da ridere al solo pensiero di dover spiegare la situazione (moto non mia, prestata, autorizzata e tutto il resto) nel mio spagnolo zoppicante.
Prima tappa, il Brasile che è qui a Miraflores. Mi liquidano subito in maniera gentile ma categorica: serve l’autentica della dichiarazione notarile da parte del consolato brasiliano di Santiago del Cile. In poche parole, quello che ho fatto per il Perù.
Il successivo è la Colombia, che chiude alle 12. Mi accoglie una signora gentile, ma un filo aggressiva. Finisce per farmi il cazziatone: ma come, parti per un viaggio del genere e non ti informi nemmeno su che documenti servono per entrare nei vari Paesi??? Cerco di spiegarle che lo so cosa serve e che il piano era diverso, del passaggio di proprietà da Nicola a me, ma confondo ulteriormente le idee e vedo che si sta innervosendo sempre più e le dico di dimenticare quello che ho detto.
Mi liquida dicendomi che “Ormai è tardi, dalla Colombia non mi rispondono più. Lunedì e martedì è festa, se vuoi avere una risposta ufficiale, torna mercoledì”.
Sì, buonanotte! penso mentre ringrazio ed esco.
Prossima fermata, l’Ecuador. C’è di nuovo una signora, ma molto più gentile e disponibile di quella colombiana. La risposta è identica, ossia potrebbero respingermi alla frontiera, però detto con molta più cortesia. In tutti questi anni di viaggi, ho riscontrato che spesso le ambasciate e i consolati sono lo specchio dei Paesi. Sento che l’Ecuador mi piacerà, ma non vorrei fossero le ultime parole famose.
Ultima tappa, il Venezuela. Mi accoglie, si fa per dire, ancora una donna, gentile come un militare arrogante e scocciato:
“Che vuoi? Ah, dalle 2 in poi”, dice anzi declama minacciosa mentre esce e si allontana sul marciapiede.
Mancano 5 minuti alle 2, ma non faccio storie. Sarà figlia del regime di Chavez e del suo figlioccio Maduro …
Decido di non correre rischi e tornare alle 2 e mezzo.
Faccio un giro lungo avenida Arequipa e mi rendo conto che nella fretta di stamattina non ho preso la macchina fotografica, che per me è quasi uscire senza scarpe. Oggi niente foto quindi!
Passo davanti a eleganti villini ottocenteschi e alcuni parchi pubblici ben tenuti.
Arrivo fino ad una manifestazione. Inizialmente penso all’ennesima parata per l’indipendenza del Perù, poi mi accorgo che sono dei medici che protestano per l’esternalizzazione (sarà una forma di privatizzazione?) delle prestazioni mediche. Tutto il mondo è paese …
Torno al consolato venezuelano, stavolta ci sono due tipi in giacca e cravatta nera e camicia bianca che accolgono le 3 o 4 persone in fila fuori: loro all’interno della cancellata (chiusa) e noi fuori, sul marciapiede. Parliamo attraverso le sbarre, ognuno esponendo il suo caso, accavallando la voce a quella del vicino.
“Che ti serve?”
“Sto facendo un viaggio in moto e devo entrare in Venezuela, vorrei sapere se i documenti che ho sono sufficienti o serve altro”
“Torna lunedì, adesso non ci sono le persone dei documenti”
“Ma oggi non è aperto fino alle 5?”
“Sì, ma adesso non ci sono le persone che servono a te, torna lunedì”
Fine delle comunicazioni.
Torno in albergo affranto, pensando alle possibilità che ho per proseguire il viaggio.
Le uniche che vedo sono:
– proseguo sperando che mi facciano entrare nelle frontiere “spagnole” (Ecuador, Colombia e Venezuela) usando la dichiarazione che ho e facendo, nel frattempo, l’autentica a Santiago per il Brasile, da farmi spedire da qualche parte, una volta pronta
– tornare fino in Cile, fermandomi lungo la strada per visitare i posti che ho saltato finora, entrare in Cile, spedire la moto a Nicola e proseguire in aereo direttamente in Brasile, poi là con i mezzi locali
Altre idee non mi vengono …
Passo il resto del pomeriggio in albergo, scrivendo e pensando.
Questo proprio non ci voleva … è vero che il viaggio comunque prosegue e non è morto nessuno, però vedere il piano che avevo in testa infrangersi in questo modo è davvero amaro.
Vediamo se la notte porta consiglio, domani comunque la dedico a visitare Lima, visto che la giornata di oggi l’ho praticamente buttata.
Mannaggia, non ci voleva. Però credo che con un po’ di insistenza riuscirai a risolvere il problemino.
Coraggio, siamo con te.
Prova a crearla, alla fine, come tu mi n segni basta un figlio con il tuo nome e la targa o il telaio della moto conditi da un bel timbrino…..
Figlio sta per foglio….
Io pensavo proprio a figlio invece, come ben sai ho viaggiato per anni con la moto intestata a mio padre 😉
il viaggio è sempre un’avventura inaspetata, ma ahime, quando diventa disavventura son dolori. Però la pazienza è una virtù assimilabile al coraggio e a voi, motoviaggiatori, di coraggio non ne manca!!!
mamma di Leonardo scudella.
Ciao, che onore 🙂
Penso di avere l’una e l’altro, vediamo se saranno sufficienti per proseguire il viaggio 🙂
Aspetto con l’ansia domani, spero che tu trova una soluzione!
Lo spero tanto anch’io!! 🙂
Qui urge una “nelikkata” 🙂 però di quelle giuste, quindi….non pensarci troppo!!!! :-):-):-)
Ahahahah!!! E infatti sto andando verso Nord e vediamo … 😉
Certo questa non ci voleva ma esiste un viaggio senza imprevisto, o è proprio questo il bello del viaggio? Un bacio
Vedremo se sarà il bello o il brutto del viaggio, per ora almeno fino al confine con l’Ecuador voglio arrivarci 🙂
Continua così Fabio, la soluzione migliore si materializzerà strada facendo. Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo intoppi dei tuoi viaggi! Ed il fato è.sempre stato dalla tua parte. 😉
Eh, incrociamo i diti delle mano!! 😉