Sulla nave per Belem, con apprensione (giorno 1)

Mi sveglio presto per finire i bagagli. Trovo Joel che fa colazione, siamo nello stesso albergo, ma prima della gita nella giungla non ci eravamo mai incontrati.

Tom telefona per confermare l’appuntamento. Meno male!

Finite le ultime cose, saluto Joel e gli auguro tutto il meglio per il suo viaggio a New York e il suo rientro “per sempre fino al prossimo viaggio” in Francia.

Mi faccio accompagnare da Tom al bancomat per prelevare un po’ di soldi, poi torno nella pensione, dov’è parcheggiata la moto. Foto di rito con Tom, poi provo ad accendere la Pollita.

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E’ rimasta ferma qualche giorno, fatica molto a partire, anche con l’aria tirata. E quando parte, si spegne quasi subito.
Mi chiedo se sia dovuto al lavaggio che ha fatto il ragazzo dell’albergo, che magari ha mandato l’acqua da qualche parte, oppure c’è qualche altro motivo. Di sicuro quando sono arrivato a Manaus era ok!

Seguo Tom che cammina verso il porto. La moto continua a non avere potenza e non appena provo ad accelerare, si spegne. Questo anche dopo dieci minuti di guida nel caldo tropicale di Manaus.

Non voglio preoccuparmi, ci penserò quando arriverò a Belem.

Arriviamo al porto e di nuovo provano ad abbordarmi un po’ di persone per vendermi il biglietto per il traghetto. Ci pensa Tom ad allontanarli a dovere.
Continuo a seguirlo, mi porta ad uno dei mille chioschetti sul lungofiume che vendono biglietti. Un po’ come avevo fatto io il primo giorno. Sicuramente si sono messi d’accordo, una parte per Tom e il resto al venditore.

“Da adesso devi seguire lui, capito?”, mi dice Tom indicando il grasso uomo seduto dietro al banchetto, “io vado, ci pensa lui a dirti quando salire e cosa devi fare, ciao e in bocca al lupo!”

“Ciao Tom, grazie di tutto!”, lo saluto pensando che alla fine è un bravo ragazzo, giusto un po’ furbetto.

Nell’attesa che la mia nuova guida mi dica cosa fare, conosco due attempati signori australiani, che vogliono provare l’ebbrezza della navigazione sul Rio delle Amazzoni.
Finalmente il tipo mi dice che posso entrare nel porto.

Il primo controllo mi chiede se ho tutti i documenti e mi fa passare in un attimo.
Il secondo controllo mi chiede tutti i documenti della moto e i miei. Controlla il libretto, vede il nome di Nicola, poi apre il passaporto e vede il mio. Inizia a confabulare con un collega scuotendo la testa.

Non posso crederci, fino a oggi nessuno ha detto nulla e adesso, nel porto di Manaus, nella tratta più facile del viaggio fino a Belem, fanno problemi?!

“Qui il nome è diverso, di chi è questa moto?”

Gli spiego tutta la storia, ma non so quanto capisce visto che non parla spagnolo.

“E’ un parente?”

“No, un amico”

Scuote la testa, “non hai un documento che dice che puoi guidare questa moto?”

Gli dò il documento fatto dal notaio a Concepcion ormai due mesi fa, mentre mi dico che non può essere vero!!

“Sì ma non è autenticato, non è valido!”, esclama con una faccia quasi schifata.

A stento mantengo una parvenza di calma, continuo a non credere a quello che sta avvenendo.

“E’ autentico, ci sto viaggiando da due mesi in tutto il Sud America, sono arrivato fin qui, mi hanno fatto entrare dal Venezuela, guarda il timbro sul passaporto!”

Sembra pensarci, ma soprattutto lo convincono le decine di macchine ferme che attendono di entrare nel porto, che iniziano a suonare.

Davvero non riesco a crederci, è proprio vero che quando meno te l’aspetti, accadono le cose.

Dopo lunghi secondi il tipo, nemmeno capisco se è un militare, un doganiere o chissà cos’altro, borbotta qualcosa e compila un foglietto per farmi entrare nell’area portuale.

Afferro il foglietto ed entro, con la moto che si spegne tre volte per percorrere i pochi metri fino alla nave.

Tre tipi, appena mi vedono arrivare, letteralmente mi corrono dietro. Si offrono per caricare la moto sulla nave che non è attrezzata a trasportare veicoli. Tutto deve essere caricato a mano attraverso la piccola apertura parecchio più in basso del piano stradale.

La Pollita per fortuna è snella, in pochi secondi è a bordo.

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“Cinquanta reais”, mi chiede il portavoce dei tre.

“Ve ne dò trenta e fateveli bastare!”, gli rispondo in italiano che, forse aiutati dalla mia faccia alterata, sembrano capire bene.

Ho appena finito di caricare la moto che arriva un ragazzo. Penso che sia della nave, anche se non ha uniforme.

“Hai il biglietto per la moto?”

“Certo, eccolo!” e gli passo il foglietto.

Lo guarda, lo gira, lo rigira, ma sembra non andare bene:

“Quanto hai pagato per portare la moto?”

“Non lo so, ho comprato tutto insieme, cabina e moto, ma che differenza fa?? C’è scritto moto, quindi ho pagato per portarla!” Non voglio dirgli quanto ho pagato, magari mi chiede una differenza.

Non l’ho convinto o forse non ha capito quello che gli ho detto in spagnolo e insiste:

“Quanto hai pagato per la moto??”

Gli ripeto il concetto e lui ancora mi fa la stessa domanda. Inizio a innervosirmi perché mi sto accorgendo che in Brasile cercano di fregarti sempre e comunque e anche lui si sta innervosendo, forse perchè vede che faccio resistenza o perchè davvero c’è qualcosa che non torna.

Arriva provvidenzialmente la mia nuova guida, che chiede al tipo cosa c’è che non va. Si spiegano in portoghese, purtroppo non capisco un accidenti di cosa si dicono, fatto sta che il tipo sparisce.
La mia guida invece, mi dice di aspettare dove mi trovo mentre va a cercare la cabina per me.

Resto a guardare mentre legano la moto, poi torna una decina di minuti torna con una chiave.

“Vai, è la numero 2, nel piano di mezzo”

Salgo e trovo una cabina microscopica, però ha il bagno e soprattutto l’aria condizionata. E per ora sono da solo, spero di restarci!

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Faccio la conoscenza di una coppia di francesi che vivono in Belgio, poi ritrovo gli australiani. La nave è piccola, penso che sarà facile conoscere i passeggeri.
Intanto le persone con l’amaca iniziano a stenderle in un intreccio multicolore incredibile, una attaccata all’altra coi bagagli ammucchiati dove capita.

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Si fanno le 12, ora di partenza a quanto mi avevano detto. Alle 13 vado in cabina per riposarmi, alle 14 faccio un giro, alle 15 vado a chiacchierare con i miei nuovi amici, alle 16 inizio a perdere le speranze che mai partiremo.
Gli unici ad agitarsi sono gli “occidentali”; i brasiliani sono tranquillissimi:parlano, bevono, dormono.
Alle 16:30 finalmente ci muoviamo. Ci stacchiamo dalla banchina ed esultiamo per l’inizio del viaggio.

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Dura poco. Vedo arrivare sulla banchina una macchina bianca, che inchioda proprio di fronte al posto della nave, lontana già una decina di metri. Fa dei gesti verso la nave, indica il passeggero e qualcos’altro.
La nave torna verso la banchina, ma non attracca nuovamente, piuttosto punta la nave che era ancorata dietro. Lentamente, ci si appoggia contro. Dal parapetto della prima nave, vedo che sale il passeggero dell’auto bianca, poi iniziano a passarsi dei sacchi pieni di non so cosa, ma sembrano abbastanza pesanti.

Ci stacchiamo di nuovo, forse stavolta ci siamo. Motori alla massima potenza, ma di nuovo per pochi secondi. Rallentiamo nuovamente, mentre vedo un motoscafo che si stacca dal molo e raggiunge la nostra nave.
Si accosta, sale un ragazzo con un grosso zaino.

Motori di nuovo al massimo, puntiamo il centro del fiume.

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Sfiliamo lungo la città e la sua periferia. Ci sono diversi pontili con le pompe di benzina, sono i benzinai del fiume.

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Il porto è enorme, deve portare una quantità notevole di merci, visto che tante aziende producono qui: Honda, Yamaha, e le altre marche di moto, auto e altro ancora. Questa è zona franca, pagano molte meno tasse, per le aziende è vantaggioso venire qui.

Navighiamo ormai da mezz’ora e la città inizia ad allontanarsi, quando la nave rallenta ancora. Un motoscafo ci raggiunge, salgono altre due persone!

Mi chiedo se, venendo direttamente al porto venerdì scorso, non avrei trovato qualcuno che mi portava fino alla nave!!

E’ quasi il tramonto quando raggiungiamo il punto in cui il Rio Negro si incontra col Rio Solimões. E’ incredibile vedere come le acque del Rio Negro lottino per entrare in quelle del Rio Solimões, restando separate molto a lungo.

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Dopo qualche centinaio di metri la fusione è completata: siamo nel Rio delle Amazzoni!

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Il tramonto è offuscato da molte nubi all’orizzonte, cena veloce e crollo a letto alle 21. I prossimi giorni si prevedono di riposo assoluto!

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