Il ritorno infinito

La notte è dura, come il pavimento su cui provo a dormire.

Decine di persone buttate ovunque, la nave è completamente piena. Gente che tossisce, altri che parlano, bambini che piangono. Il riposo è un’utopia, il pensiero fisso è il ritorno a casa.
Passa una persona dell’equipaggio a svegliare le persone che si sono sdraiate su più poltrone. Chi non è riuscito o non può sdraiarsi a terra, sta schiacciato gomito a gomito, come in pullman.

Intorno alle 9:30 arriviamo nel porto di Palermo, piove. Per curiosità chiedo a che ora è prevista la partenza per Civitavecchia.

“Le 20!”, la risposta che mi gela.

“Come le 20?!”

“Sì, le autorità di Civitavecchia non ci fanno attraccare di notte, quindi dobbiamo viaggiare la notte per arrivare lì al mattino”

Assurdo … Invece di partire prima, si preferisce far durare il viaggio 32 ore! A meno di ulteriori ritardi.

Con Andrea, Riccardo, Alessandro e Alex decidiamo di scendere a fare una passeggiata per Palermo. Splendida città che cattura sia chi c’era già stato che chi non ci aveva ancora mai messo piede.

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Compriamo una cassatina per festeggiare il compleanno di Alex, nato il 6 gennaio, ci spariamo un’arancina a testa, un cannolo e un bicchiere di passito.

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Passiamo da un locale all’altro, passeggiando e poi fermandoci ai tavolini per mangiare e chiacchierare.

Passa il pomeriggio e torniamo sulla nave.

Le notizie che arrivano non sono buone.

“Il mare è troppo grosso, non partiamo più alle 20, ma alle 23!”

I passeggeri protestano, soprattutto alcune mamme:

“Non scherziamo, se il mare è troppo grosso non partiamo, è troppo pericoloso! A bordo è pieno di bambini!”

“Il mare adesso è forza 9, ci sono onde alte 12 metri, aspettiamo le 23 e vediamo com’è la situazione”

Le ore passano, giochiamo a Risiko e chiacchieriamo di moto e di viaggi.

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Sono le 23, torniamo alla reception.

“Il mare è forza 7, dovrebbero farci partire.”

Nuove proteste, chi perché non vuole partire e ha paura, chi perché stiamo impiegando un tempo incredibilmente lungo per una tratta breve come Tunisi  Civitavecchia.

I motori iniziano a rollare, partiamo!

Scendiamo velocemente nel garage a controllare le moto. Prendo anche il Travelgum, non si sa mai!

Non siamo ancora usciti dal porto che iniziamo a ballare. In breve siamo in mare aperto, chi cammina per i corridoi della nave ha difficoltà a stare in piedi. All’orizzonte si vedono molti lampi, la nave si alza sulle onde poi precipita dietro la cresta, andando a sbattere con fragore sull’onda successiva.
Le vibrazioni si diffondono dallo scafo a tutta la nave.

Finiamo la partita a Risiko e adesso che il mare è così forte, inizio ad accusare il colpo. Saluto tutti rapidamente e torno al mio scomodissimo sacco a pelo, ma almeno sono sdraiato, mi sento subito meglio.

Mi addormento e, come mi capita sempre in queste situazioni, fondo le forti sensazioni esterne di onde e mare in tempesta, con i sogni di naufragi e navi che affondano.

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2 pensieri su “Il ritorno infinito

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