Ultimo giorno a Tunisi

La giornata si dovrebbe dividere tra il museo del Bardo e la medina di Tunisi.

“Quanto ci vuole per arrivare al Bardo?”, chiedo al ragazzo della reception.

“Poco, cinque fermate di metro!”, risponde velocemente, senza smettere di scrivere al computer.

“In moto quanto ci vuole?”

Alza la testa dallo schermo ed esclama “lascia perdere, molto di più!”

Mi convince immediatamente, l’idea di immergermi di nuovo nel caos di persone, carretti, auto e motorini bloccati nella puzza e nel rumore mi scoraggia.

Sono indeciso da cosa iniziare, ma il fatto che mi incammino verso la stazione della metro suggerisce quale sia la decisione inconscia.

Passa quasi subito, il treno è abbastanza vecchio ma ben tenuto. A bordo ragazze, coppie, mamme con bambini, anziani. Sono l’unico straniero.

Uscendo dal centro iniziamo ad attraversare i quartieri più periferici, più sporchi e con le solite macerie sparse nei pezzi di prato, sotto palazzi abbandonati.

Le fermate non hanno il nome, impossibile orientarsi, però sono contento, mi dà l’occasione di rivolgermi alle persone del posto. L’atteggiamento nelle risposte l’avevo già notato nei giorni scorsi. Alcuni rispondono quasi infastiditi, in arabo. Immagino qualcosa del tipo “Non parlo francese, cosa vuoi??”

Altri mi liquidano subito con un “non lo so, non sono di qui”, in francese o in arabo, a seconda.

E poi ci sono gli altri, la maggioranza per fortuna, che si prodiga in indicazioni e spiegazioni.

Il Bardo si trova in una zona ampia, luminosa, con palazzi eleganti e discretamente tenuti.

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Il museo è ospitato nella ex residenza di un governatore locale, immensa, sterminata! Non riesco a capire quanto sia originale e quanto sia stata adattata per ospitare gli immensi mosaici che ospita.
Il museo è letteralmente tappezzato di mosaici, su pavimenti e pareti. Alcuni sono incredibilmente enormi, il che li rende ancora più incredibili per il lavoro che hanno richiesto e per la bravura degli artisti che li realizzarono.

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Cammino nelle sale senza seguire nessun filo logico, solo le sensazioni e l’ispirazione, è un piacere perdersi tra queste meraviglie antiche immerse in suggestioni orientali di archi e finestre.

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Riprendo il tram e torno verso il centro, mi immergo nella medina.

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E’ un bailamme di sensazioni, odori, suoni e luci.

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Quella di Tunisi è una delle medine che preferisco insieme a quelle siriane di Aleppo e Damasco: tenuta meravigliosamente bene, uno sfavillio di botteghe di artigiani, di giochi di luce tra antiche architetture.

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Riesco a trovare tutte le idee che avevo per i regali, mi alleggerisco anche di questo (piacevole) pensiero e continuo a passeggiare e lasciarmi suggestionare fino al tramonto.

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Torno in albergo a riposarmi e riprendere contatto con il gruppo di spagnole, siamo rimasti d’accordo che avremmo cenato insieme prima del mio traghetto, alle 23.
Le raggiungo a Sidi Bou Said, un’altra zona che ancora mi manca. Sarà per la prossima volta! Percorro una strada tortuosa lungo la costa, nera. Peccato non vederla, dicono sia bella.
Il ristorante è elegante, ceniamo a base di pesce, saluto tutti intorno alle 21.

La Goulette è vicina, ci arrivo per strade secondarie poco trafficate. Meglio, almeno incrocio pochi veicoli che acceco con gli abbaglianti, visto che la luce più bassa si è fulminata alcuni giorni fa.

Entro in un benzinaio per fare il pieno; ho appena spento il motore che sento:

“Scusi, è lontano il porto??”, mi giro, è Francesca! Tutto il gruppo dei ragazzi romani che ho conosciuto all’andata è fermo a mangiare un kebab proprio a fianco del benzinaio, incredibile!

La fila per il traghetto è incredibilmente lunga e caotica. Mentre sono in fila, mi avvicina un ragazzo:

“Ciao, ma tu sei di Roma?”

“Sì …”

“Ti chiami Nelik??”

“Sì!”

“Sono Dario, un amico di Emiliano! Sono in moto anch’io, anche se sto seguendo un gruppo che viaggia in fuoristrada”

Chiacchieriamo un po’, poi iniziamo ad entrare. Senza pensarci, mi accodo a Dario ed altri motociclisti poi, nelle decine di minuti passate ad aspettare i controlli, sento che molti iniziano ad imprecare la Grimaldi.

“Scusate, ma voi siete tutti con la Grimaldi?”, chiedo a un capannello di motociclisti in fila.

“Sì!”

“Quindi andate a Salerno?”

“Sì esatto …”

“A che ora parte la vostra nave?”

“A mezzanotte”

Guardo l’orologio, sono le 23:20 e la mia nave dovrebbe partire alle 23. Nel frattempo arriva il mio turno al gabbiotto di controllo del passaporto.

“Mi scusi, ma la fila delle Grandi Navi Veloci dov’è??”, chiedo al doganiere.

Mi guarda stupito, incredulo: “Di là!” e indica un punto lontano alla mia sinistra. Mi restituisce i documenti, li afferro al volo, accendo la moto e scappo verso il punto indicato dal poliziotto.

La nave sarebbe dovuta partire mezz’ora fa, ma per fortuna trovo ancora tutti a terra. Entriamo nella nave e chiedo subito se c’è una cabina disponibile.

“No, mi spiace, tutto pieno!”

“E domani, che ci fermiamo a Palermo?”

“Nemmeno, dalle prenotazioni si vede che sale più gente di quella che scende!”

Corro a sistemare il sacco a pelo in un posto diametralmente opposto a quello dell’andata: lontano dal televisore e dalla porta verso il ponte.

Chiacchiero coi ragazzi romani, poi mi butto sul sacco a pelo. Mi attende un’altra notte sul pavimento e la cosa peggiore è che già che so che domani sarà lo stesso!

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